I cristiani in preghiera per l’unità
Si è da poco conclusa la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, preparata quest’anno da credenti polacchi di diverse denominazioni. Motivo ispiratore un passo della prima lettera ai Corinzi: “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore”. Una trasformazione che per la persona di fede inizia già ora, ogni giorno, in una sorta di assaggio e di anticipazione di quel che sarà. E con ciò si vuole sottolineare anche la forza trasformante della preghiera, compresa quella per l’unità.
L’obiettivo non è la “fusione” organizzativa delle chiese cristiane esistenti e neppure la cancellazione delle differenze, riscontrabili del resto pure all’interno di ciascuna di esse. No; partendo ognuna dalla propria storia e dalla propria struttura, occorrerebbe perseguire l’accettazione e il riconoscimento pieno delle altre e la piena condivisione della medesima fede. Le peculiarità di ciascuna comunità e di ciascun credente, anzi, dovrebbero esser vissute come doni e come occasione di confronto e di arricchimento reciproco.
Da anni si dibatte sulle radici cristiane del vecchio continente e nel contempo si parla di un’Europa post-cristiana, come se si potesse ridurre tutto alla tradizione e a tratti identitari e culturali. Considerati fondanti da alcuni, superati da altri. Come se non si tenesse conto della fede e della vita spirituale dei singoli e dei gruppi; come se la stessa influenza culturale del cristianesimo non traesse alimento da quella fede e da quella vita. Ridurre tutto alle cifre e ai rapporti di forza significherebbe non comprendere appieno il fenomeno religioso, incoraggiando così le spinte integraliste e oscillando fra la concessione di privilegi alla chiesa di maggioranza e il misconoscimento delle esperienze di fede nella sfera pubblica. O magari invocando la chiesa come “autorità morale” dinanzi alla deriva che sembra coinvolgere tutti.
(qdR magazine, n.46 del 31 gennaio 2012)