Gruppo di famiglia in un interno senza la tata

di Nadia Fusini

Uno scrittore è più di quel che scrive. Oltre il testo, c’è il contesto contro il quale prende corpo la speciale fisionomia del suo atto. Nel caso di Paolo Giordano, fin dalla sua fortunata opera prima,La solitudine dei numeri primi, a definirlo sono servite la giovane età, e la formazione scientifica. Comprensibilmente colpisce la fantasia del lettore comune il fatto che uno scienziato applichi la sua immaginazione alle parole, e già nel titolo fortunatissimo di quel romanzo molti hanno letto il segno che dava sostanza alla suggestiva allusione di un contatto tra la scienza delle parole e la scienza dei numeri. E semmai ce ne fosse bisogno in questa terza prova del sempre giovane autore si conferma come nella struttura profonda egli senta il bisogno di ricorrere a formule precise, a chiare regole, a una scienza dunque della scrittura.

Non è nel contenuto, mai, la chiave di lettura di un romanzo. Ma la trama ha sempre il suo peso. L’avventura che in questo caso si racconta è l’umana, umanissima storia di una tata o bambinaia o cameriera, che diventa il perno della vita famigliare di una giovane coppia che da sola non saprebbe affrontare l’impegno complesso della quotidianità. Giovanni e Nora si legano reciprocamente nella costruzione di una vita insieme ben presto scoprendo che alla nostra esistenza di oggi, come a quella dei nostri antenati, è essenziale il sostegno del lavoro altrui. Non più nel segno della schiavitù, ma pur sempre all’ombra del grande mito hegeliano della servitù, si svolge la nostra vita quotidiana. E non a caso la letteratura, che della realtà si offre a specchio, ci ha consegnato figure meravigliose di donne umili che diventano protagoniste, sconvolgendo così antiquate categorie di dignità di classe. Il romanzo moderno nasce con questa vocazione: dare voce agli umili e agli oppressi.

Nel racconto di Giordano, la “serva” non è in primo piano; il suo personaggio cresce piuttosto in modo indiretto, obliquo. Ed è coerente che sia così: perché la “serva” è quello che è per il modo silenzioso e anonimo grazie al quale si rende necessaria, essenziale. Virgoletto il termine, che giustamente il politically correct contemporaneo ha marcato nella sua indecenza, perché lo intendo nella convenzione letteraria, dove ha avuto e ha il suo peso. Qui più cortesemente definita la signora A., o poeticamente Babette, nel ricordo del personaggio di Karen Blixen, il personaggio cresce silenziosamente e prende tutto lo spazio del racconto nel momento in cui si assenta, incombendo sugli altri protagonisti con l’incubo della sua sparizione. Fino alla fine, noi non sapremo le sue generalità: per voluto effetto, preparato con cura, sarà il bambino proprio all’ultimo momento, a rivelarne il nome, che più semplice non potrebbe essere.

È un piccolo “effetto”, direbbe Henry James, un artificio che funziona: e cioè lo svelamento del nome dell’anonima, da parte del bambino che lei ha cresciuto, è, direi, l’idea felice del romanzo. E la prova della sensibilità narrativa dell’autore. Il quale ci conduce con mano ferma nelle spire di una trama che contempla appunto la malattia e la morte dell’anonima nutrice, con conseguente catastrofe sul ménage, e crisi personale della donna della coppia, fino al funerale. La scienza del racconto, l’arte della fiction, per riprendere ancora James, è perfettamente dominata dall’autore, il quale in questo senso è e rimane uno “scienziato”: l’esecuzione del racconto, intendo dire, è impeccabile. Veloce e secca, senza inciampi. Il tema dato è svolto con perizia: ma non credo sia la «storia di un amore», come si enuncia nella quarta di copertina. È piuttosto la minaccia dell’estranea, della sconosciuta, che con sé nella casa giovane porta, oltre alla vita, l’ombra ingombrante della malattia e della morte. Se questo tema fosse stato identificato dall’autore stesso, l’energia morale della storia sarebbe stata più vigorosa.

(“La Repubblica”, 27 maggio 2014)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *