Fuoco e fiamminghi. Si allarga alle Fiandre la protesta dei cattolici ribelli.
I laici devono poter diventare parroci, presiedere le liturgie e predicare, e dev’essere consentito l’accesso al sacerdozio di uomini sposati e donne. Si allarga in Europa il fronte dei cattolici “ribelli” che chiedono profonde riforme della Chiesa: dopo l’«appello alla disobbedienza» promosso in Austria da centinaia di parroci (v. Adista nn. 55, 65, 67, 84 e 91/11), ora sono alcuni preti e laici fiamminghi i promotori di un manifesto diffuso la settimana prima dell’inizio dell’Avvento, intitolato “I credenti si fanno sentire”, che il primo dicembre aveva già raggiunto in Belgio più di 6 mila adesioni. Tutti nomi eminenti della Chiesa cattolica belga: Ignace Dewitte, Staf Nimmegeers e John Dekimpe – preti molto noti nel Paese – ma anche Roger Dillemans e Marc Vervenne, entrambi ex rettori dell’Università cattolica di Lovanio, Paul Breyne, governatore della provincia delle Fiandre occidentali dal 1997, Trees Dehaene e Agnes Pas, ex presidente del Consiglio pastorale interdiocesano.
Nel manifesto, scritto «in solidarietà con i credenti austriaci, irlandesi e di molti altri Paesi», si chiede che la leadership delle parrocchie sia affidata a laici competenti e qualificati, che le funzioni eucaristiche siano celebrate anche in mancanza di un sacerdote, che i laici possano predicare, che i divorziati risposati possano ricevere la comunione e che, «appena possibile, uomini e sposati e donne siano ammessi al sacerdozio».
I promotori invitano i credenti che condividono le loro preoccupazioni a sottoscrivere il Manifesto, nella convinzione che quanto chiedono possa contare su un «ampio sostegno in tutte le nostre diocesi» e che «se come credenti prendiamo la parola, i vescovi ascolteranno e saranno pronti a portare avanti il dialogo su queste riforme urgenti». D’altronde, ha affermato Dekimpe, i firmatari «non sono “contestatori”. Sono persone di fede che stanno alzando la loro voce. Sperano che i vescovi li ascoltino». C’è un timore diffuso nell’affrontare i vertici della Chiesa, ha detto, «ma questo significa essere dissidenti? Credo di no. La Chiesa belga è un disastro, se non facciamo qualcosa, l’esodo non si fermerà mai. Voglio davvero che i vescovi riflettano in profondità sul crescente scontento di tanti credenti».
Al momento non sono state registrate reazioni ufficiali né da parte del primate della Chiesa belga, mons. André Joseph Léonard, né di altri vescovi. Secondo quanto riporta il settimanale statunitense National Catholic Reporter (2/12), però, un vescovo, rimasto anonimo, ha applaudito l’iniziativa. Una valutazione positiva è stata espressa da Jürgen Mettepenningen, ex portavoce di Léonard e teologo dell’Università di Lovanio. Al quotidiano belga De Morgen ha detto di sperare che il manifesto porti davvero a una riforma: «Se ripenso a quanto ho detto e scritto negli anni passati, posso solo dire che lo spirito del manifesto è lo stesso con cui ho cercato di lavorare per rendere la Chiesa più credibile: in fedeltà alla fede». La Chiesa belga è stata sconvolta, negli ultimi tempi, dallo scandalo degli abusi sessuali perpetrati dal clero. Una commissione indipendente ha rilevato, solo tra gennaio e giugno di quest’anno, 475 denunce; altamente destabilizzante è stato il caso del vescovo di Bruges, mons. Roger Vangheluwe, obbligato a rassegnare le dimissioni dopo aver ammesso di aver abusato di due nipoti (v. Adista nn. 71/10 e 35/11). Di seguito, il testo integrale del documento «I credenti si fanno sentire», in una nostra traduzione dall’inglese.
(“Adista Notizie”, n.93 del 17 dicembre 2011)