Ernesto Buonaiuti.Appello per la riabilitazione


Un appello alle gerarchie ecclesiastiche, ma anche al mondo laico, per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti, importante esponente del modernismo cattolico, teologo e storico della Chiesa di grande valore, innovatore ed anticipatore di molti temi e sensibilità che sarebbero maturati negli anni del Concilio. È l’appello promosso da Vittorio Bellavite, portavoce della sezione Italiana di Noi Siamo Chiesa, e Gian Franco Monaca, redattore di Tempi di Fraternità, che ha raggiunto già circa 200 firme di preti e laici, associazioni e movimenti, riviste, storici, teologi e intellettuali, giornalisti, esponenti del mondo cattolico e no.

Ordinato prete nel 1903, Buonaiuti fondò a soli 24 anni la Rivista storico-critica delle scienze teologiche e successivamente diresse la rivista Ricerche religiose. Entrambe vennero poste all’Indice e il 25 gennaio 1925 Buonaiuti venne colpito da scomunica, soprattutto a causa del suo sostegno alle tesi moderniste.

Ordinario di Storia del cristianesimo alla Sapienza di Roma, poté, nonostante la scomunica, esercitare comunque la libera docenza universitaria. Ma le sue posizioni anticoncordatarie resero impossibile, dopo il 1929, la prosecuzione della carriera universitaria: il regime fascista lo esonerò dall’insegnamento assegnandolo a compiti extra-accademici. Finché nel 1931 la cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente, per aver rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al regime.

Dopo la fine della guerra, nel 1945, Buonaiuti – che viveva la non facile condizione di intellettuale sgradito sia ai cattolici, perché scomunicato, che ai socialcomunisti, perché prete e intellettuale difficilmente inquadrabile – non fu reintegrato nel ruolo di professore ordinario come accaduto invece a molti altri suoi colleghi perseguitati dal fascismo. Per Buonaiuti valse l’applicazione retroattiva (il concorso lo aveva infatti vinto nel 1915) di una norma dei Patti Lateranensi che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra in una università statale. Stanco e malato, si spense a Roma il 20 aprile 1946.

Di seguito, il testo dell’appello con i primi firmatari. Per adesioni: astensis@promotus.it; vi.bel@iol.it.

Ernesto Buonaiuti era nato a Roma nel 1881; allievo del Collegio Romano, ricevette l’ordinazione presbiterale nel 1903. Intelligenza acuta e indagatrice, incaricato dell’insegnamento nello stesso Pontificio Collegio Romano, assunse posizioni non gradite e fu scomunicato per aver condiviso e propagandato idee moderniste.

Scomunicato dalla gerarchia vaticana, fu privato dell’insegnamento nelle università ecclesiastiche per cui passò all’insegnamento universitario statale. Professandosi cattolico convinto, fu tra gli ecclesiastici più contrari al Concordato, e mantenne una posizione radicalmente critica nei confronti della politica vaticana in questo ambito, per cui era considerato un elemento di disturbo sia da parte ecclesiastica che da parte governativa. Nel 1931 fu rimosso dal proprio ruolo di docente anche presso l’Università di Roma avendo rifiutato il giuramento di fedeltà al regime fascista che furono invitati a prestare i circa 1.500 professori delle Università italiane. Soltanto dodici rifiutarono: Ernesto Buonaiuti era tra questi. Il Vaticano, che aveva chiuso nel 1929 la “questione romana” con i Patti del Laterano, pur ritenendo abusiva la richiesta di giuramento, non volle urtarsi con il regime e consigliò i professori di area cattolica di giurare “con riserva mentale” cioè ponendo come condizione, nel segreto della propria coscienza, che si sarebbero attenuti a tale giuramento solo se ciò non avesse loro imposto doveri contrari alla fede cattolica.

Perdette in tal modo ogni sostegno economico e si affidò unicamente all’appoggio di amici ed estimatori. Dopo la caduta del fascismo fu reintegrato nei ruoli del magistero universitario, ma privato dell’insegnamento: nel Concordato era stata inserita una norma ad personam (art. 5, terzo comma) che impediva agli scomunicati di adire a posti statali che comportassero contatto con il pubblico. Sgradito, come cattolico, ai partiti di sinistra e, come scomunicato, ai politici di obbedienza vaticana, non fu mai riabilitato ufficialmente, anche se molte delle sue posizioni riecheggiarono nei dibattiti conciliari del Vaticano II e furono riprese nei documenti ufficiali.

È nota la stima che aveva per lui Angelo Roncalli, al tempo degli studi romani. Buonaiuti morì a Roma nel 1946, e fu privato della sepoltura ecclesiastica, essendosi rifiutato di ritrattare le proprie posizioni. La sua memoria restò nell’ombra per decenni, dal momento che, pur trattandosi di una figura di testimone eticamente e giuridicamente superiore a ogni motivo di critica, Buonaiuti fu considerato scomodo da tutti i centri di potere, data la sua irriducibile fedeltà alla propria coscienza e alla propria onestà intellettuale e morale, al di sopra di ogni altra considerazione.

Riteniamo che l’evoluzione delle sensibilità politico-sociali e religiose, che ha condotto a rivedere numerose manifestazioni di intolleranza del passato, costituiscano un clima favorevole alla rivalutazione pubblica delle sue virtù civiche e religiose, soprattutto in un tempo come il nostro, in cui da ogni parte si fa giustamente appello alla capacità personale di resistenza critica al conformismo intellettuale e al relativismo morale.

Nell’ambito di queste considerazioni promuoviamo un “Comitato per una migliore conoscenza e per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti nella Chiesa e nella società”, la cui adesione proponiamo a esponenti della cultura cristiana e laica, a movimenti, riviste, associazioni, centri studi e a tutti. L’apertura di un sito internet e la divulgazione dei testi di Ernesto Buonaiuti sono i primi concreti obiettivi.

Roma, 25 giugno 2014

Associazioni: Agire politicamente-coordinamento di cattolici democratici, Centro Studi “Romolo Murri” di Urbino, Coordinamento delle Comunità cristiane di Base, Coordinamento delle teologhe italiane, Fine settimana (Verbania), Il Guado-omosessuali credenti, Movimento per la società di giustizia (Lecce), Noi Siamo Chiesa, Consulta torinese per la laicità delle istituzioni.

Riviste: Confronti, Adista, Koinonia, Il Tetto, Il foglio (Torino), Il Gallo, Tempi di fraternità, Viator.

Studiosi ed esponenti del mondo laico e cattolico: Giovanni Avena, Franco Barbero, Daniele Barbieri, Marcelo Barros, Ugo Francesco Basso, Vittorio Bellavite, Luigi Berzano, Luigi Bettazzi, Giovanni Bianco, Alfonso Botti, Frei Betto, Emanuele Bruzzone, Carla Busato Barbaglio, Remo Cacitti, Gabriella Caramore, Carlo Carlevaris, Rocco Cerrato, Fabrizio Chiappetti, Giancarla Codrignani, Pasquale Colella, Arrigo Colombo, Daniele Gallo, Paolo De Benedetti, Fulvio De Giorgi, Gigi De Paoli, Filippo Gentiloni, Gianni Geraci, Marilena Terzuolo Giaccone, Paolo Farinella, Giovanni Filoramo, Roberto Fiorini, Giovanni Franzoni, Silvia Giacomoni, Raniero La Valle, Piergiorgio Maiardi, Vito Mancuso, Dora Marucco, Giancarlo Martini, Ettore Masina, Clementina Mazzucco, Lidia Menapace, Daniele Menozzi, Giovanni Meriana, Giovanni Miccoli, Cesare Milaneschi, Cettina Militello, Carlo Molari, Gian Franco Monaca, Arnaldo Nesti, Gianni Novelli, Primarosa Pia, Marco Marzano, Tullio Monti, Raul Mordenti, Samuele Nicoli, Ercole Ongaro, Flavio Pajer, Antonio Parisella, Marinella Perroni, Mauro Pesce, Enrico Peyretti, Lino Prenna, Adriano Prosperi, Anna Raybaudi, Paolo Ricca, Armido Rizzi, Giuseppe Ruggieri, Domenico Rosati, Brunetto Salvarani, Luigi Sandri, Daniela Saresella, Felice Scalia, Cristina Simonelli, Alberto Simoni, Ortensio da Spinetoli, Piero Stefani, Stefano Toppi, Fabrizio Truini, Antonio Vermigli, Giangabriele Vertova, Marcello Vigli, Aldo Visco Gilardi, Adriana Valerio, Giorgio Vecchio, Gianmaria Zamagni, Francesco Zanchini.

(“Adista Notizie”, n.25/2014)

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