E’morto Paoli, amico del Papa ed inviato di Paolo VI in Sudamerica
Aveva 102 anni. Fu consigliere teologico di Angelelli. L’anno scorso Francesco lo volle con sé a Casa Santa Marta per la Messa
È morto a 102 anni fratel Arturo Paoli, religioso dei Piccoli Fratelli di Charles De Foucauld. Nato a Lucca, dopo la laurea alla Cattolica e l’ordinazione sacerdotale fu nominato, per iniziativa dell’allora monsignor Giovanni Battista Montini che lo stimava, viceassistente della gioventù di Azione cattolica, ma entrò in rotta di collisione con il presidente nazionale, Luigi Gedda, sull’iniziativa dei «Comitati Civici» voluta da Pio XII.
Così fu dimesso dall’incarico, e nominato cappellano degli emigranti in Argentina. Sulla nave l’incontro con Jean Saphores, un piccolo fratello di Gesù che gli morirà tra le braccia a Buenos Aires, del quale decide di prendere il posto. Si trasferisce a El Abiodh, in Algeria, per il noviziato e qui ritrova Carlo Carretto, anch’egli passato dalla dirigenza dell’Azione cattolica di Gedda alla vita religiosa nel deserto del Sahara. Dopo la professione religiosa, vive a Orano dove, negli anni della lotta di liberazione algerina, lavora come magazziniere in un deposito del porto, secondo lo stile di vita della Fraternità. Ne 1957 rientra in Italia, ove a Bindua, in Sardegna, avvia una nuova Fraternità in solidarietà con i lavoratori della miniera di piombo e zinco di Monte Agruxau. Il suo rientro, tuttavia, non viene ben visto dalle autorità vaticane, che temono una radicalizzazione della sua critica ai compromessi tra potere civile ed ecclesiastico.
Su richiesta di Paolo VI torna poi in Argentina, a Fort Olmos, tra i boscaioli che lavorano per una compagnia inglese del legname. Nel 1969 viene eletto superiore regionale della comunità latinoamericana dei Piccoli Fratelli e si trasferisce a Buenos Aires. Qui, conosce il giovane gesuita Jorge Mario Bergoglio e il vescovo Enrique Angelelli, del quale diventa consigliere teologico; Angelellli fu ucciso dal regime militare con un falso incidente stradale nel 1976.
Accusato dal governo di essere di essere un trafficante d’armi con il Cile (governato in quegli anni da Salvador Allende, destituito nel 1973 dal golpe di Pinochet), viene inserito in una lista di persone da eliminare, su di un manifesto affisso lungo tutte le strade di Santiago. Ripara in Venezuela, e nel 1983 si trasferisce in Brasile, a Sao Leopoldo, dove si occupa dei problemi legati alle donne, soprattutto prostitute. Solo nel 1985 torna in Argentina, dove cinque dei suoi confratelli figurano tra i desaparecidos. Nel 1987 è di nuovo in Brasile a Foz do Iguassu’, nel barrio di Boa Esperanza, su richiesta del vescovo locale, dove costituisce una comunità, che sarà poi sostenuta dall’Associazione Fraternità e Alleanza, un ente di solidarietà. Nel 2000, all’Associazione si unisce la Fondazione Charles de Foucauld, rivolta in maniera specifica ai giovani poveri del barrio. A 85 anni compiuti torna in Italia, nella sua Lucca, dove è deceduto. Autore di oltre 50 libri sulla teologia del popolo e dei poveri, mantenne sempre un filo diretto con Paolo VI che lo considerava un figlio. L’anno scorso papa Francesco lo volle con sé a Santa Marta per la Messa e una lunga rimpatriata.
(Torino 13 luglio 2015)