Emergenza
Con l’aumento dei pericoli le vecchie priorità passano in secondo piano, e nel contempo cresce la politica dirigistica dello stato d’emergenza, che nel pericolo amplia le sue possibilità di intervento e le sue competenze. Dove il pericolo diventa normalità, assume in permanenza questa forma istituzionalizzata…
Nello sviluppo a briglia sciolta della civiltà moderna si creano situazioni quasi rivoluzionarie in un certo qual senso imposte dall’esterno. Si producono come un “destino della civiltà moderna” indotto dalla modernizzazione, quindi per un verso con la maschera della normalità, per un altro con il potere di disposizione delle catastrofi, che con la crescita dei pericoli può eguagliare e sopravanzare la portata di una rivoluzione.
Quindi quella del rischio non è una società rivoluzionaria, ma qualcosa di più: è una società delle catastrofi.
In essa lo stato di emergenza minaccia di diventare la normalità.
(brano tratto da “La società del rischio”, Carocci editore)
(“La Repubblica”, 9 febbraio 2012)