Dialogo sull’attualità tra il porporato e il senatore chirurgo
Sta per uscire “Credere e conoscere”, un libro curato da Alessandra Cattoi che contiene un dialogo tra il cardinale Carlo Maria Martini e Ignazio Marino (Einaudi). Il porporato e il chirurgo specializzatosi in trapianti d’organo, che ha lavorato per un quarto di secolo in Gran Bretagna e negli Usa, senatore del Pd, hanno cominciato questo scambio di considerazioni anni fa. Si sono incontrati in diversi luoghi, tra i quali Gerusalemme. Le ultime battute risalgono ai nostri giorni e sono avvenute nelle due stanze che «padre Martini» – così si legge sul cartiglio del campanello – abita all’Aloisianum di Gallarate.
Pagine nate lentamente e, negli ultimi tempi, costate un sacrificio particolare a sua eminenza. La voce è stata sovente sostituita dalla scrittura. Marino si recava dal cardinale e quel loro dialogo proseguiva a volte con gli strumenti tecnologici, che Martini conosce benissimo. Non vanno esclusi sguardi, silenzi, pause di riflessione. Il libro è denso; entra negli argomenti delicati, o meglio affronta problemi roventi. Undici piccoli capitoli, oltre premessa (scritta da Marino), introduzione e conclusione. Emerge con la sua forza il magistero e il giudizio di una delle massime autorità spirituali del nostro tempo che si confronta con un uomo di scienza.
Non è il frutto di un compromesso, giacché – si legge nell’introduzione – «l’ascolto attento e rispettoso delle riflessioni reciproche non significa un’adesione completa alle tesi dell’uno o dell’altro», anche se «abbiamo cercato di far leva su punti comuni». Martini, sull’inizio della vita, parla della fecondazione artificiale e ricorda che essa «viene praticata da non pochi ospedali e cliniche, anche cattoliche». È insomma disatteso il documento della Dottrina della Congregazione della Fede del 1987 che la dichiarava non lecita per un cattolico. Il cardinale commenta: «Forse sarebbe stato meglio non decidere subito la questione, ma elencare tutti gli svantaggi di una tale pratica, così che la gente fosse avviata a un giudizio moralmente responsabile».
Vengono dibattute inoltre questioni sulla vita che nasce in provetta, sugli embrioni congelati, sulle decisioni ultime, sul testamento biologico ecc. Martini è esemplare quando si affrontano argomenti delicati e le novità della ricerca: «La storia insegna come la chiusura aprioristica della Chiesa, e delle religioni in genere, di fronte agli inevitabili cambiamenti legati al progresso della scienza e della tecnica non sia mai stata di grande utilità. Galileo Galilei docet». Discutendo di sessualità, il cardinale nota: «L’uso del profilattico può costituire in certe situazioni un male minore». Si parla anche del celibato dei preti e dell’ordinazione femminile.
In queste pagine del libro è stato anticipato l’intero capitolo sull’omosessualità. Tocca temi cruciali e al centro delle cronache. Le posizioni dell’uomo di scienza e di un’alta autorità spirituale non necessitano, in poche righe, di alcun commento.
(www.corriere.it , 23 marzo 2012)