Dante, le Crociate e la modernità
L’insegnamento della Storia, nelle scuole medie inferiori e superiori, si fa seguendo, passo dopo passo, i fatti considerati importanti del passato, dagli antichi Egizi ad oggi: come se il tempo, il «nostro» tempo, fosse uguale per tutti.
Ma così non è. Qualche settimana fa, parlando con degli studenti di liceo, mi è capitato di chiedergli: «Credete che i contemporanei di Dante, e lo stesso Dante, se qualcuno gli avesse venduto le automobili, non sarebbero stati capaci di usarle?». E mi è capitato di spiegargli che l’intelligenza di quegli uomini, e quindi anche le loro capacità pratiche erano uguali alle nostre. I fiorentini del XIII secolo non avevano l’automobile, né il telefono, né i televisori, perché ancora non ne sentivano la mancanza e perché la realizzazione di quegli oggetti sarebbe stata il traguardo di un percorso che si sarebbe compiuto in alcune parti del mondo e in altre no, e che nel XX secolo avrebbe dato l’automobile (e il telefono, e i televisori) a tanta gente rimasta ferma con le idee e con i comportamenti all’epoca delle Crociate. Nel suo tempo, Dante era già oltre quell’epoca, e quindi era più vicino alla modernità di tanti che vivono oggi. Avrebbe apprezzato le automobili e anche gli ascensori: che gli avrebbero evitato la fatica, il «duro calle», dello «scendere e ’l salir per l’altrui scale.
(www.corriere.it , 22 dicembre 2011)