Alla ricerca dei “nuclei sapienziali” dei monoteismi. Un libro de “l’altrapagina”

di Alessandro Santagata

La questione ecumenica è da tempo al centro dell’attenzione di teologi e filosofi. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, il decreto Unitatis redintegratio e la dichiarazione Nostra Aetate prodotti dal Concilio Vaticano II tra il 1964 e il 1965 furono, nel loro insieme, un momento di passaggio decisivo per il confronto ecumenico, ma anche con le religioni non cristiane. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, ecumenismo e dialogo interreligioso sono proseguiti tra alti e bassi lungo un percorso che non si è mai arrestato. Ne rappresenta un esempio il volume Tre monoteismi in dialogo (l’altrapagina, 2017, p. 108). Si tratta dalla pubblicazione degli atti dell’omonimo convegno – XXIII Convegno nazionale di studi “l’altrapagina” – svoltosi a Città di Castello dal 9 al 10 settembre 2017. Vi hanno preso parte: Vito Mancuso, teologo e docente di Filosofia; Shahrzad Houshmand Zadech, esperta di linguistica persiana e co-presidente del Cipax; Giovanna Micaglio Ben Amozegh, esponente della comunità ebraica di Roma; e Gianni Vacchelli, biblista, teologo e dantista. Come sempre in questi casi, è difficile fornire una sintesi di un dibattito tanto profondo, quanto denso di riferimenti teologici e culturali. Nell’appendice sono presentati in sintesi alcuni dei problemi principali che sono stati affrontati dai relatori.

Innanzitutto, bisogna tenere presente il contesto attuale in cui si svolge il confronto tra i tre monoteismi (cristianesimo, islam, ed ebraismo). Siamo evidentemente in una fase di crisi del religioso assediato dal processo di secolarizzazione. Come si legge nell’introduzione, «l’ingresso nel mondo tecnologico ha contribuito a estenuare i monoteismi e a smarrire i significati che li nutrivano dall’interno». Una situazione resa ancora più drammatica dall’emergere di fondamentalismi che sfruttano l’identità religiosa per fini politici di natura violenta. Si aggiunga che il processo di allontanamento dalle fedi colpisce soprattutto le nuove generazioni producendo una fase storica che, a giudizio degli autori, impone alle religioni di «ritrovare la loro lingua materna, abbandonando l’aggressività e la violenza». Si tratta dunque di una sorta di appello alla “conversione”, in sintonia con l’insegnamento di Raimon Panikkar, che tutti gli intervenuti considerano assolutamente necessario per rispondere alla “svolta antropologica” e agli effetti distruttivi del sistema economico neo-liberale. Si legge nell’appendice: «Non si può dimenticare che oggi il monoteismo più vitale è quello economicistico, il pensiero unico neoliberista. Non un vero monoteismo peraltro, ma un nichilismo ora morbido ora terribilmente aggressivo. In questo contesto, anche gli ateismi spesso purificano e sono importanti».

Dal Convegno è venuta fuori dunque l’esigenza di criticare, di “relativizzare” (Mancuso), i monoteismi per evitare quella forma di riduzionismo che è insita nella loro stessa natura (si pensi, a questo proposito alla lezione di Jan Assmann) e ritrovare «i nuclei sapienziali, profetici e soprattutto mistici dei tre monoteismi». Tutto ciò – spiegano gli autori – non potrà che avere delle ricadute anche sulla politica: «La charitas cristiana, come la zakat islamica o la tzedakah ebraica, non sono tanto elemosina o assistenzialismo – pure se spesso a questo sono state ridotte – ma hanno una valenza anche politica, perché indicano che “in principio” non è lo scambio neoliberista o la ragion di mercatura, ma la misericordia, l’attenzione all’altro, il suo volto, l’attenzione e la cura» .

(Adista notizie, n.5/2018)

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