Per giudicare l’oggi, profondità e apparenza.

di Pasquale Vitagliano

La superficialità di cui scrive Marco Gatto nel suo ultimo saggio, L’egemonia della superficie. Per una critica del postmoderno avanzato (Castelvecchi editore), non è certo quella elogiata da Leonardo Sciascia, che superficiale non fu affatto, quando affermava che a forza di andare in profondità, non si vede più niente. Per comprendere plasticamente di che si tratta potrebbe essere utile vedere The substance, il film di Coralie Fargeat. La rigenerazione cellulare della protagonista, per rincorrere una felicità legata unicamente all’apparire, allude alla pervasività del capitalismo avanzato, che si autoassolve trasformando ciascuno di noi in carnefice di sé stesso.

LA PROFONDITÀ del saggio di Gatto è, dunque, disvelatrice. Riusciamo a comprendere l’arcano di questa alienazione per sdoppiamento. Ecco per quale motivo, a parere dell’autore, il nesso «superficie/profondità» è assai produttivo, se letto con finezza dialettica. Il dominio dell’astrazione capitalistica, fondato sullo svuotamento del concreto e sulla seduzione epidermica delle apparenze e delle forme simboliche, ha innescato un processo di esteriorizzazione che, invece di aprire (come promette di fare), chiude e stritola la realtà sociale in una bolla effimera di senso.…

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Fuoco pallido

di Ennio Ranaboldo

Vladimir Nabokov (1899-1977) è il wordsmith definitivo del Novecento, russo e americano: quasi un cliché ricordare che, nessuno come lui, è stato maestro di stile e di invenzione in prosa e in versi, in due lingue remote come il russo e l’inglese, e anche il frequente traduttore di sé stesso. Nabokov ha eretto a sistema plurilinguistico, nell’intera sua opera, il principio flaubertiano del mot juste. Ma questa sua reputazione da pianta di serra della forma, così come la passione per la precisione tassonomica dell’entomologia, ha forse un po’ offuscato la memoria del suo formidabile genio comico, la maestria nella satira e il sorriso permanente sulle labbra di chi legga, in modo attento e lento, un libro come Fuoco pallido.

«Tutta l’arte è inganno – disse Nabokov in un’intervista –, e così è la natura; tutto è inganno in quel buon imbroglio, dall’insetto che imita una foglia agli inviti seducenti della procreazione». Considerato questo convincimento nabokoviano, che è poi il suo manifesto estetico, è indispensabile mappare brevemente l’«imbroglio» di Fuoco pallido, forse la sua creazione più rutilante e inclassificabile.…

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Giovanni XXIII

di Giovanni Emidio Palaia

Questo volume è stato pubblicato dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Parafrasando ciò che papa Giovanni dice del suo rapporto con Dio, si può affermare lo stesso riguardo al suo legame con i santi. Il «Papa della bontà», e prima ancora il sacerdote e vescovo Angelo Giuseppe Roncalli, fin dagli anni del seminario viveva quotidianamente in compagnia di Dio e dei santi.

Come viene evidenziato nell’Introduzione da Ezio Bolis, per Giovanni XXIII la devozione ai santi non costituisce una manifestazione secondaria o immatura della fede cristiana, bensì una sua espressione genuina e robusta, radicata nella dottrina cattolica della comunione dei santi. Bolis aggiunge che, secondo Giovanni XXIII, i santi lasciano sempre un segno dove passano. Questo concetto emerge chiaramente negli scritti raccolti nel volume, dove Roncalli, sia nei suoi scritti personali sia nel corso del suo pontificato, ha cercato di cogliere i fili della Provvidenza che si manifestano attraverso i santi, nel loro cammino terreno, nei loro scritti e nella loro intercessione.…

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Poetiche del testo filosofico

di Matilde Mezzadri

Pubblicato da Eleonora Caramelli per Carocci, il volume Poetiche del testo filosofico. Hegel, Merleau-Ponty e il linguaggio letterario si inserisce appieno nel dibattito filosofico contemporaneo in merito all’analisi della prismatica relazione tra filosofia e letteratura. Il testo, dopo un’introduzione storica e filologica al rapporto di intersezioni e distanze intessuto dalle due discipline, si dirama in due direzioni principali: mentre la prima incornicia il legame tra filosofia e letteratura nel contesto della riflessione estetica di Hegel, con particolare attenzione alla lettura del filosofo tedesco dell’Antigone di Sofocle, la seconda prende le mosse dalla filosofia di Merleau-Ponty e dal dialogo che egli instaura con autori quali Michel de Montaigne, Stendhal e Marcel Proust. Caramelli specifica sin da subito tanto l’arbitrarietà quanto la funzionalità della scelta di «scrivere un libro di filosofia con» questi autori, tanto distanti nel tempo e nello spazio (p. 36); nonostante ciò, nel corso del testo l’autrice si propone di avvicinarli, evidenziando la loro comune volontà di criticare e sperimentare il linguaggio filosofico.…

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L’intelligenza del futuro

di Betty Varghese Il libro presenta la differenza qualitativa tra l’intelligenza naturale e quella che impropriamente viene chiamata «intelligenza artificiale» (IA). E lo mostra chiedendo a Gemini – un «programma generativo», in grado cioè non solo di fornire dati, ma di costruire un discorso – di dare indicazioni su come scrivere un libro sull’IA. Il risultato è preciso e dettagliato, ma non originale, «perché può creare solo a partire da quello che è già stato depositato in rete» (p. 4). Ma soprattutto, a differenza dell’IA, i cui composti sono ben noti ai suoi ideatori, la nostra intelligenza rimane tuttora il grande sconosciuto: essa è troppo complessa per essere ridotta a una formula o a un processore; inoltre, ha una storia di lento adattamento e mutazione, durati centinaia di migliaia di anni, mentre le macchine ne contano pochi decenni.Vi sono altre differenze significative. Anzitutto, il libero arbitrio: «Un computer non può decidere né deviare dai modi in cui vengono impiegati i suoi “artefatti”, perché questi dipendono da decisioni dell’uomo.… Leggi tutto

Fuoco e ghiaccio

di Ennio Ranaboldo

Questo libro di Robert Frost, splendido poeta, è un classico intramontabile e multiuso, anche ai fini propedeutici di un avvicinamento alla poesia moderna, come pure all’esplorazione – grazie al testo originale a fronte – di un limpido americano lirico-vernacolare.

Frost (1874-1963) è stato il celebrato eroe delle patrie lettere, antologizzato a morte ancora in vita, e invitato a declamare i suoi versi, come una Marilyn Monroe qualsiasi, in occasione dell’insediamento di John Fitzgerald Kennedy. Nei decenni seguenti, la sua rilevanza critica è un po’ sbiadita, sebbene egli rimanga molto popolare ancora oggi.

Le prose poetiche della prima importante raccolta, North of Boston (1914), rimangono tra le prove migliori: malgrado quel microcosmo rurale, in parte autobiografico, sia del tutto estinto da molto tempo, il tono elegiaco, la lingua asciutta e vibrante continuano a incantare: Casa è dove, quando devi andarci, / devono accoglierti. / Io direi invece: / qualcosa che non devi meritarti. E continuano ad attrarre sempre nuovi lettori, come i versi della notissima The Road Not TakenDue strade divergevano in un bosco / e io – io ho preso quella meno battuta, / e questo ha fatto tutta la differenza.…

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Il carteggio ritrovato (1957-1978)

di Enrico Paventi

Meticolosamente curata dal giornalista Stefano Godano, dal saggista Antonio Tedesco e dallo storico Renato Moro, arricchita dalla lucida e densa Introduzione di quest’ultimo, la corrispondenza tra i due statisti mostra come, tra loro, si fosse instaurato un rapporto tanto di collaborazione quanto di amicizia: una familiarità che balza subito all’occhio del lettore di questo fitto carteggio – in gran parte inedito –, costituito da oltre 300 missive, biglietti, telegrammi e che lo induce a proseguire nell’opera di scavo e di interpretazione.

Assai diversi per formazione politica e temperamento, Moro e Nenni si ritrovarono accomunati dall’esigenza di imprimere una notevole accelerazione al processo di modernizzazione del Paese. Di fronte ai tanti problemi da esaminare e ai numerosi ostacoli da superare, l’alleanza tra democristiani e socialisti – nel quadro dei cosiddetti «governi di centro-sinistra» – permise all’Italia di conseguire importanti traguardi nell’ambito dei diritti dei lavoratori, dei diritti civili e del welfare, mettendola inoltre nella condizione di mitigare gli squilibri economico-finanziari provocati da una crescita che era stata a lungo tumultuosa e incontrollata.…

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Benedetto Croce, leggere/scrivere, vita stessa

di Massimo Raffaeli

Di sé Benedetto Croce disse di sentirsi non un filius loci, da abruzzese di nascita e napoletano di elezione, quanto un filius temporis e «storicista assoluto» quale si autodefinì da allievo di Antonio Labriola e prosecutore o anzi inventore della linea che muove da Vico e, via Francesco De Sanctis, giunge direttamente a lui. Fu per almeno mezzo secolo il catarifrangente della società italiana e un grande atleta della cultura come pure fu chiamato, l’autodidatta che da erudito di storia patria (la prima edizione del suo esordio, I teatri di Napoli, risale al 1891, lui venticinquenne) divenne filosofo firmando nel 1902 una rivoluzionaria Estetica, quindi un critico letterario con il ciclo della Letteratura dell’Italia unita (1914-’40) infine uno storico a partire da Storia d’Italia dal 1871 al 1928 (’28). Ma questa è solo una frazione ovvero la sezione aurea di un’opera sterminata, la forestazione sviluppatasi intorno all’editore Laterza di Bari che seppe assecondarne quella che presto si sarebbe rivelata, alla lettera, una vistosa egemonia e intanto alimentata a cadenza bimestrale dal 1902, per quarantadue anni, da «La critica», rivista integralmente autogestita salvo l’apporto nel primo ventennio del filosofo Giovanni Gentile, l’amico-allievo prediletto con il tempo divenuto suo nemico mortale.…

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Fascismo e populismo

di Domenico Pizzuti

Questo libro di Antonio Scurati è una felice sorpresa per chi non ha seguito le fatiche letterarie dello scrittore, specialmente il primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini, M. Il figlio del secolo (2018).

Le aspirazioni letterarie dell’A. coincidono con il desiderio di «raccontare gli antifascisti, non certo i fascisti»: «Formatomi nella cultura antifascista del tardo Novecento, incentrata sul “mito resistenziale”, cioè sul racconto della Resistenza al nazifascismo come narrazione fondativa della nostra democrazia, non ho mai subìto la fascinazione – nemmeno intellettuale e artistica – della figura del duce del fascismo» (pp. 18 s.). Perciò l’A. ha voluto narrare «il fascismo attraverso l’antifascismo». Se questa rivoluzione narrativa non fosse avvenuta, il fascismo sarebbe rimasto il grande rimosso della coscienza nazionale e, come uno spettro, avrebbe continuato a infestare la nostra casa comune.

Questo progetto, concepito per il volume M. Il figlio del secolo, è l’ispirazione del presente scritto, che continua una rivoluzione narrativa su solida base storica.…

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Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz

di Francesco Di Marco

Il libro di Donatella Di Cesare, intitolato Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz, pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Bollati Boringhieri, è una nuova edizione del libro Utopia del comprendere, uscito nel 2003 presso l’editore il Melangolo. Oltre all’aggiunta del sottotitolo Da Babele ad Auschwitz, la riedizione del libro presenta alcune modifiche rispetto al testo della precedente edizione, una bibliografia integrata e aggiornata e una sezione inedita su Walter Benjamin che conclude il terzo capitolo «Traduzione e redenzione». La raffinata riflessione sul tema del comprendere che l’autrice porta avanti in queste pagine affonda le sue radici nel confronto, nel dialogo o, meglio, in un «dibattito improbabile» (p. 142) dell’ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer con la decostruzione di Jacques Derrida. Partendo dalla relazione tra essere e linguaggio nello sfondo dell’ermeneutica filosofica, la questione del comprendere, nei suoi nessi con il tradurre e l’interpretare, viene messa a dura prova in due situazioni-limite che costituiscono le estremità dell’itinerario percorso: il cantiere di Babele, nei famosi versetti di Genesi 11,1-9, universo concentrazionario in cui il progetto totalitario di una lingua unica e un pensiero unico aveva messo in secondo piano il valore della stessa esistenza umana, e Auschwitz, riproposizione novecentesca di quello scenario, secondo la tesi portata avanti in questo libro alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi, in particolare Benjamin, che hanno offerto il loro contributo sull’estraneità della lingua e sulla questione del tradurre.…

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