Un Paese allo specchio nella bomba alla stazione
di Davide Conti
La strage fascista della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 rappresenta, come in un complesso racconto autobiografico del Paese, elementi e fasi storiche diverse che pure hanno drammaticamente caratterizzato la direzione e il senso del decennio ‘70-‘80, ovvero quegli «anni del tritolo» pregni di complicità statali (per questo abrasivi nella memoria pubblica delle istituzioni) che prima precedettero e poi si sovrapposero a quelli «di piombo» (più comodamente raccontati dalla retorica celebrativa ufficiale).
All’interno di quella vicenda ritroviamo in prima fila i fascisti vecchi e nuovi dell’epoca. Tutti provenienti dal Msi ovvero da quel partito che secondo l’attuale Presidente del Consiglio ebbe «un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica e il terrorismo» e nel «traghettare verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra». Quel Msi dalla cui radice origina il partito postfascista al governo che oggi attraversa per la prima volta l’anniversario della strage.
NELLE SEDI MISSINE degli anni Settanta si erano formati i terroristi dei Nuclei Armati Rivoluzionari: Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva come autori della strage) e Gilberto Cavallini (condannato in primo grado).…
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