Macron capovolge le urna: per il governo un patto con Le Pen

di Anna Maria Merlo

Primo ministro il gollista di destra Michel Barnier, politica-business al sicuro (e Confindustria esulta). Schiaffo alla sinistra che ha vinto. Il colpo di coda dell’Eliseo inverte l’esito del voto e spalanca la porta all’ultradestra.

Il Nuovo Fronte Popolare è arrivato in testa alle legislative anticipate e 60 giorni dopo il voto, dopo settimane di indecisioni, voilà la surprise du chef: Emmanuel Macron ieri a metà giornata ha nominato primo ministro Michel Barnier, esponente di Lr, il partito che è arrivato praticamente ultimo alle elezioni, 6,5% al primo turno e 47 deputati. Indignazione a sinistra, «crisi di regime» per il socialista Olivier Faure, «voto rubato» per Jean-Luc Mélenchon, a favore di uno «xenofobo» secondo la France Insoumise, «gesto del braccio ai francesi» per il Pcf, «uno scandalo» per i Verdi, che ricordano che Barnier non ha preso posizioni a favore di un «fronte repubblicano» contro l’estrema destra. Ma anche «inquietudine» per Greenpeace e altre ong écolo. Freddezza a Renaissance, il partito di Macron, che rifiuta di «fare un assegno in bianco» al nuovo primo ministro.…

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Bellini e la bomba, l’ultima parola sulla strage più dura

di Mario Di Vito

Bologna, 2 agosto 1980. La condanna in Appello del militante di Avanguardia Nazionale collega i Nar alla strategia della tensione: nel filmato del turista tedesco Harald Polzer si vede il neofascista, riconosciuto anche dalla sue ex moglie. Aspettando la Cassazione.

La strage fascista, la strage di stato, la strage più sanguinosa e forse anche quella più inaspettata. Quarantaquattro anni dopo l’esplosione della bomba che il 2 agosto del 1980 sventrò la stazione di Bologna – e causò 85 morti e oltre 200 feriti – le definizioni possibili si sommano e il senso generale sembra sfuggire. Anche se manca un solo tassello al raggiungimento dell’agognata verità giudiziaria: il pronunciamento della Cassazione su Paolo Bellini, riconosciuto come uno degli esecutori materiali della strage e condannato all’ergastolo nell’aprile del 2022, con la Corte d’Appello di Bologna che ha confermato la sentenza nemmeno un mese fa, l’8 luglio.

Non ci sono ancora le motivazioni (verranno depositate entro la prima decade di ottobre), ma si dà per scontato che l’ultimo degli imputati della strage si rivolgerà agli Ermellini.…

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Il popolo che verrà

di Etienne Balibar

Il fronte all’ipotesi non impossibile di una condivisione consensuale del potere tra Macron e il Rassemblement National, dobbiamo riflettere sul significato di un Nuovo Fronte Popolare, evidenziandone sia le difficoltà che le potenzialità.

Parte 1. L’Unione delle destre contro il fronte popolare

La catastrofe politica che si è abbattuta sulla Francia il 9 giugno ha colto molti di noi di sorpresa, eppure era stata ampiamente prevista. Innanzitutto dai sondaggi, anche se non sempre bisogna crederci. Ma soprattutto dall’ascesa pluridecennale del Front-Rassemblement National (RN) nelle elezioni e nell’opinione pubblica, che negli ultimi anni ha continuato ad accelerare e ad allargare la sua base.

Alla base di questa ascesa ci sono alcune cause convergenti, ognuna delle quali è ben nota. Errori commessi da politici “repubblicani” che hanno pensato di poter usare Le Pen, o sua figlia, a proprio vantaggio. Ci siamo forse dimenticati che lo stesso Mitterrand si è arreso a questo? C’è l’accettazione strisciante dell’idea che “l’immigrazione è un vero problema”, non solo dal punto di vista economico (anche se senza immigrati, compresi quelli privi di documenti, la Francia non funzionerebbe), ma per la diversità culturale e religiosa che apporta alla società francese e alle società di tutto il mondo.…

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Il carteggio ritrovato (1957-1978)

di Enrico Paventi

Meticolosamente curata dal giornalista Stefano Godano, dal saggista Antonio Tedesco e dallo storico Renato Moro, arricchita dalla lucida e densa Introduzione di quest’ultimo, la corrispondenza tra i due statisti mostra come, tra loro, si fosse instaurato un rapporto tanto di collaborazione quanto di amicizia: una familiarità che balza subito all’occhio del lettore di questo fitto carteggio – in gran parte inedito –, costituito da oltre 300 missive, biglietti, telegrammi e che lo induce a proseguire nell’opera di scavo e di interpretazione.

Assai diversi per formazione politica e temperamento, Moro e Nenni si ritrovarono accomunati dall’esigenza di imprimere una notevole accelerazione al processo di modernizzazione del Paese. Di fronte ai tanti problemi da esaminare e ai numerosi ostacoli da superare, l’alleanza tra democristiani e socialisti – nel quadro dei cosiddetti «governi di centro-sinistra» – permise all’Italia di conseguire importanti traguardi nell’ambito dei diritti dei lavoratori, dei diritti civili e del welfare, mettendola inoltre nella condizione di mitigare gli squilibri economico-finanziari provocati da una crescita che era stata a lungo tumultuosa e incontrollata.…

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La società democratica e lo Stato

di Aldo Moro

“In una società democratica, quale quella che noi abbiamo contribuito a delineare nella Costituzione, che vogliamo costruire nella realtà, vi è un problema fondamentale di valorizzazione generale e compiuta dell’intera società.Cioè generalità nell’esercizio del potere e generalità nell’esercizio dei benefici dell’esercizio del potere. Nessuna persona ai margini, nessuna persona esclusa dalla generalità della vita sociale. Nessuna zona d’ombra in un ritmo graduale, armonico, universale di ascensione. Niente che sia morto, niente che sia condannato, niente che sia fuori dalla linfa vitale della società. Questo il problema immane della piena immissione delle masse nella vita dello Stato, tutti presenti nell’esercizio del potere, tutti presenti nella ricchezza della vita sociale. La conciliazione delle masse con lo Stato, il superamento dell’opposizione tra il vertice e la base: non lo Stato di alcuni, ma lo Stato di tutti, non la fortuna dei pochi, ma la solidarietà sociale, resa possibile dal maturare della coscienza democratica e alimentata dal valore dell’uomo e dalle ragioni preminenti della giustizia…”.…

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Il lavoro non è una merce

di Sergio Mattarella

Il messaggio del presidente della Repubblica in visita al distretto alimentare di Cosenza

Primo maggio, Festa del Lavoro. Dunque Festa della Repubblica, che i costituenti hanno voluto fondare proprio sul lavoro. Come disse all’Assemblea Costituente il primo tra i proponenti di questa formula, Fanfani, “fondata non sul privilegio, non sulla fatica altrui”, ma sul lavoro di tutti. È un elemento base, quindi, della nostra identità democratica. Non si tratta soltanto di un richiamo ai valori di libertà e di eguaglianza ma dell’indicazione di un modello sociale vivo, proiettato verso la coesione e la solidarietà.

Capace, quindi, di rimuovere continuamente, nel corso del tempo, gli ostacoli che sottraggono opportunità alle persone e impediscono il pieno esercizio dei diritti. Il lavoro è legato, in maniera indissolubile, alla persona, alla sua dignità, alla sua dimensione sociale, al contributo che ciascuno può e deve dare alla partecipazione alla vita della società.

Il lavoro non è una merce. Ha un valore – lo sappiamo – nel mercato dei beni e degli scambi.…

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Ora e sempre Primo Maggio

di Ilaria Romeo

Come fu istituita la Festa dei lavoratori. La sua storia, chi ha provato a cancellarla e chi l’ha difesa. Una ricostruzione

È il congresso della Seconda Internazionale riunitosi nel luglio del 1889 a Parigi a lanciare l’idea di una grande manifestazione che “sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i Paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi”.

La scelta della data cade sul Primo Maggio: giorno in cui, tre anni prima a Chicago, una grande manifestazione operaia per le otto ore aveva dato luogo a una sanguinosa repressione. La festa, ratificata ufficialmente a Bruxelles nell’agosto 1891 (II Congresso dell’Internazionale), è osservata e praticata già nel 1890 con manifestazioni a livello nazionale e locale. Ma, almeno in Italia, avrà vita breve. Il fascismo abolisce infatti nel 1923 (R.D.L.…

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Una battaglia per il futuro, il senso profondo del 25 aprile

di Nadia Urbinati

Spesso le feste civili tendono a sbiadire la memoria delle eventi celebrati e diventano occasioni di vacanza. Questo non succede ancora con il 25 aprile. Che ogni anno riapre il capitolo su che cosa si festeggia e chi viene festeggiato.

Così inizia il libro 25 Aprile di Luca Baldissara, uscito in questi giorni per i Tipi del Mulino che, attraverso le celebrazioni di questa festa, ci racconta la storia politica della Repubblica e la difficile accettazione del fatto che fu originata dalla Resistenza.

Ma, nonostante la persistente determinazione revisionista, il 25 aprile non riesce ancora a essere né una semplice occasione di vacanza né una festa neutra, sentita anche dagli sconfitti della lotta partigiana che portò alla liberazione delle città del nord Italia dalle forze di occupazione nazifasciste.

Quella guerra di volontari della libertà restituì l’onore al nostro paese perché dal nord del paese parteciparono direttamente e spesso autonomamente alla liberazione dei villaggi, dei comuni, delle città: italiani/e contro italiani/e, per la libertà civile politica o, al contrario, per la gerarchia e l’autoritarismo.…

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25 aprile. Il discorso di Antonio Scurati censurato dalla Rai

di Antonio Scurati

“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. 

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Il femminismo e il Vescovo

di  Giancarla Codrignani

Le donne, le loro rivendicazioni, i diritti e la voce di don Luigi Bettazzi.

Per la Chiesa cattolica l’aborto è un problema su cui dottrinalmente è difficile ragionare. Il “no” è prescrittivo, anche se questa “piaga sociale”, praticata in tutti i tempi e in tutti i Paesi del mondo, apre alla prassi particolarmente odiosa della doppia morale. Porsi il problema nella sua profondità sia teologica sia umana senza fermarsi al peccato, significa – in Italia è in vigore la legge 194 che consente l’interruzione volontaria di gravidanza – assumersi il coraggio di affrontarlo.

Due anni fa il vescovo emerito di Ivrea, Luigi Bettazzi tornava a scrivere un Posterius (Rocca sett. 2022) per affrontare la difesa della vita nascente a partire da ciò che dice la scienza sulla natura dei processi evolutivi anche nel caso del fenomeno procreativo. La natura stessa è ambigua e non fa legge, comportando che gran parte (fino al 40 %) degli ovuli fecondati abbandonino il corpo della donna senz’altra conseguenza che un ritardo mestruale.…

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