Poetiche del testo filosofico

di Matilde Mezzadri

Pubblicato da Eleonora Caramelli per Carocci, il volume Poetiche del testo filosofico. Hegel, Merleau-Ponty e il linguaggio letterario si inserisce appieno nel dibattito filosofico contemporaneo in merito all’analisi della prismatica relazione tra filosofia e letteratura. Il testo, dopo un’introduzione storica e filologica al rapporto di intersezioni e distanze intessuto dalle due discipline, si dirama in due direzioni principali: mentre la prima incornicia il legame tra filosofia e letteratura nel contesto della riflessione estetica di Hegel, con particolare attenzione alla lettura del filosofo tedesco dell’Antigone di Sofocle, la seconda prende le mosse dalla filosofia di Merleau-Ponty e dal dialogo che egli instaura con autori quali Michel de Montaigne, Stendhal e Marcel Proust. Caramelli specifica sin da subito tanto l’arbitrarietà quanto la funzionalità della scelta di «scrivere un libro di filosofia con» questi autori, tanto distanti nel tempo e nello spazio (p. 36); nonostante ciò, nel corso del testo l’autrice si propone di avvicinarli, evidenziando la loro comune volontà di criticare e sperimentare il linguaggio filosofico.…

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L’intelligenza del futuro

di Betty Varghese Il libro presenta la differenza qualitativa tra l’intelligenza naturale e quella che impropriamente viene chiamata «intelligenza artificiale» (IA). E lo mostra chiedendo a Gemini – un «programma generativo», in grado cioè non solo di fornire dati, ma di costruire un discorso – di dare indicazioni su come scrivere un libro sull’IA. Il risultato è preciso e dettagliato, ma non originale, «perché può creare solo a partire da quello che è già stato depositato in rete» (p. 4). Ma soprattutto, a differenza dell’IA, i cui composti sono ben noti ai suoi ideatori, la nostra intelligenza rimane tuttora il grande sconosciuto: essa è troppo complessa per essere ridotta a una formula o a un processore; inoltre, ha una storia di lento adattamento e mutazione, durati centinaia di migliaia di anni, mentre le macchine ne contano pochi decenni.Vi sono altre differenze significative. Anzitutto, il libero arbitrio: «Un computer non può decidere né deviare dai modi in cui vengono impiegati i suoi “artefatti”, perché questi dipendono da decisioni dell’uomo.… Leggi tutto

Fuoco e ghiaccio

di Ennio Ranaboldo

Questo libro di Robert Frost, splendido poeta, è un classico intramontabile e multiuso, anche ai fini propedeutici di un avvicinamento alla poesia moderna, come pure all’esplorazione – grazie al testo originale a fronte – di un limpido americano lirico-vernacolare.

Frost (1874-1963) è stato il celebrato eroe delle patrie lettere, antologizzato a morte ancora in vita, e invitato a declamare i suoi versi, come una Marilyn Monroe qualsiasi, in occasione dell’insediamento di John Fitzgerald Kennedy. Nei decenni seguenti, la sua rilevanza critica è un po’ sbiadita, sebbene egli rimanga molto popolare ancora oggi.

Le prose poetiche della prima importante raccolta, North of Boston (1914), rimangono tra le prove migliori: malgrado quel microcosmo rurale, in parte autobiografico, sia del tutto estinto da molto tempo, il tono elegiaco, la lingua asciutta e vibrante continuano a incantare: Casa è dove, quando devi andarci, / devono accoglierti. / Io direi invece: / qualcosa che non devi meritarti. E continuano ad attrarre sempre nuovi lettori, come i versi della notissima The Road Not TakenDue strade divergevano in un bosco / e io – io ho preso quella meno battuta, / e questo ha fatto tutta la differenza.…

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Il carteggio ritrovato (1957-1978)

di Enrico Paventi

Meticolosamente curata dal giornalista Stefano Godano, dal saggista Antonio Tedesco e dallo storico Renato Moro, arricchita dalla lucida e densa Introduzione di quest’ultimo, la corrispondenza tra i due statisti mostra come, tra loro, si fosse instaurato un rapporto tanto di collaborazione quanto di amicizia: una familiarità che balza subito all’occhio del lettore di questo fitto carteggio – in gran parte inedito –, costituito da oltre 300 missive, biglietti, telegrammi e che lo induce a proseguire nell’opera di scavo e di interpretazione.

Assai diversi per formazione politica e temperamento, Moro e Nenni si ritrovarono accomunati dall’esigenza di imprimere una notevole accelerazione al processo di modernizzazione del Paese. Di fronte ai tanti problemi da esaminare e ai numerosi ostacoli da superare, l’alleanza tra democristiani e socialisti – nel quadro dei cosiddetti «governi di centro-sinistra» – permise all’Italia di conseguire importanti traguardi nell’ambito dei diritti dei lavoratori, dei diritti civili e del welfare, mettendola inoltre nella condizione di mitigare gli squilibri economico-finanziari provocati da una crescita che era stata a lungo tumultuosa e incontrollata.…

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Benedetto Croce, leggere/scrivere, vita stessa

di Massimo Raffaeli

Di sé Benedetto Croce disse di sentirsi non un filius loci, da abruzzese di nascita e napoletano di elezione, quanto un filius temporis e «storicista assoluto» quale si autodefinì da allievo di Antonio Labriola e prosecutore o anzi inventore della linea che muove da Vico e, via Francesco De Sanctis, giunge direttamente a lui. Fu per almeno mezzo secolo il catarifrangente della società italiana e un grande atleta della cultura come pure fu chiamato, l’autodidatta che da erudito di storia patria (la prima edizione del suo esordio, I teatri di Napoli, risale al 1891, lui venticinquenne) divenne filosofo firmando nel 1902 una rivoluzionaria Estetica, quindi un critico letterario con il ciclo della Letteratura dell’Italia unita (1914-’40) infine uno storico a partire da Storia d’Italia dal 1871 al 1928 (’28). Ma questa è solo una frazione ovvero la sezione aurea di un’opera sterminata, la forestazione sviluppatasi intorno all’editore Laterza di Bari che seppe assecondarne quella che presto si sarebbe rivelata, alla lettera, una vistosa egemonia e intanto alimentata a cadenza bimestrale dal 1902, per quarantadue anni, da «La critica», rivista integralmente autogestita salvo l’apporto nel primo ventennio del filosofo Giovanni Gentile, l’amico-allievo prediletto con il tempo divenuto suo nemico mortale.…

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Fascismo e populismo

di Domenico Pizzuti

Questo libro di Antonio Scurati è una felice sorpresa per chi non ha seguito le fatiche letterarie dello scrittore, specialmente il primo romanzo dedicato al fascismo e a Benito Mussolini, M. Il figlio del secolo (2018).

Le aspirazioni letterarie dell’A. coincidono con il desiderio di «raccontare gli antifascisti, non certo i fascisti»: «Formatomi nella cultura antifascista del tardo Novecento, incentrata sul “mito resistenziale”, cioè sul racconto della Resistenza al nazifascismo come narrazione fondativa della nostra democrazia, non ho mai subìto la fascinazione – nemmeno intellettuale e artistica – della figura del duce del fascismo» (pp. 18 s.). Perciò l’A. ha voluto narrare «il fascismo attraverso l’antifascismo». Se questa rivoluzione narrativa non fosse avvenuta, il fascismo sarebbe rimasto il grande rimosso della coscienza nazionale e, come uno spettro, avrebbe continuato a infestare la nostra casa comune.

Questo progetto, concepito per il volume M. Il figlio del secolo, è l’ispirazione del presente scritto, che continua una rivoluzione narrativa su solida base storica.…

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Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz

di Francesco Di Marco

Il libro di Donatella Di Cesare, intitolato Utopia del comprendere. Da Babele ad Auschwitz, pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Bollati Boringhieri, è una nuova edizione del libro Utopia del comprendere, uscito nel 2003 presso l’editore il Melangolo. Oltre all’aggiunta del sottotitolo Da Babele ad Auschwitz, la riedizione del libro presenta alcune modifiche rispetto al testo della precedente edizione, una bibliografia integrata e aggiornata e una sezione inedita su Walter Benjamin che conclude il terzo capitolo «Traduzione e redenzione». La raffinata riflessione sul tema del comprendere che l’autrice porta avanti in queste pagine affonda le sue radici nel confronto, nel dialogo o, meglio, in un «dibattito improbabile» (p. 142) dell’ermeneutica filosofica di Martin Heidegger e Hans-Georg Gadamer con la decostruzione di Jacques Derrida. Partendo dalla relazione tra essere e linguaggio nello sfondo dell’ermeneutica filosofica, la questione del comprendere, nei suoi nessi con il tradurre e l’interpretare, viene messa a dura prova in due situazioni-limite che costituiscono le estremità dell’itinerario percorso: il cantiere di Babele, nei famosi versetti di Genesi 11,1-9, universo concentrazionario in cui il progetto totalitario di una lingua unica e un pensiero unico aveva messo in secondo piano il valore della stessa esistenza umana, e Auschwitz, riproposizione novecentesca di quello scenario, secondo la tesi portata avanti in questo libro alla luce delle riflessioni di quegli ebrei tedeschi, in particolare Benjamin, che hanno offerto il loro contributo sull’estraneità della lingua e sulla questione del tradurre.…

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Vita di Ghoete

di Marco Testi

Scienza, arte, disegno, poesia, politica, disimpegno, teatro, amore, fuga: Johann Wolfgang von Goethe ha rappresentato una delle rare incarnazioni del sogno rinascimentale dell’uomo totale, il che significa fare i conti con quei limiti umani che assumono talvolta, per il genio, le sembianze di sbarre di una prigione, la cui costruzione è attribuita da alcuni alla divinità, da altri ai limiti stessi dell’umano: in quest’ultimo caso, un umano da superare attraverso il passaggio all’Oltreuomo preconizzato da Nietzsche. Pensatore che è infatti presente nelle considerazioni a margine della Vita di Goethe del compianto Italo Alighiero Chiusano, grande germanista.

Questo libro è ancor oggi fondamentale per comprendere la complessità disarmante e, per alcuni versi, l’assoluta e spoglia semplicità (le due dimensioni non sono in contraddizione tra loro) del genio. Egli si aspettava la gloria da uno studio sull’origine dei colori più che da opere come il Faust e il Werther, che invece sono testimonianza di abissali ricognizioni nei regni interdetti all’umano e di cui restano a noi sconvolgenti tracce, sopravvissute a quel passaggio.…

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L’antisemitismo dopo Auschwitz

di Marco Impagliazzo

Nel romanzo autobiografico “Mia sorella Antigone” la scrittrice ebrea tedesca Grete Weil, sfuggita alla deportazione durante la guerra, scrisse in maniera tormentata che «più il tempo passa, più Auschwitz si avvicina». Quel campo di concentramento fu infatti l’esito terribile di un lungo percorso di antisemitismo, che non è stato sconfitto una volta per tutte, anzi può riemergere, come abbiamo visto riemergere anche oggi. È doloroso celebrare quest’anno il Giorno della Memoria mentre è in corso la guerra tra Israele e Hamas. Proprio per questo, però, il 27 gennaio deve essere messo in primo piano e aiutare tutti a riflettere sui tempi che viviamo.

L’antisemitismo infatti è un fenomeno complesso, multiforme, che ha avuto un peso enorme nel corso della storia. Sarebbe un errore credere che sia un problema solo per gli ebrei: riguarda tutti, perché tocca questioni fondamentali come l’identità, l’inclusione e l’esclusione, l’utilizzo politico e ideologico delle religioni, la democrazia. È, in altre parole, una questione cruciale per la società intera perché mette in gioco la possibilità o meno di vivere assieme in maniera pacifica e di superare l’idea che il diverso da sé sia un nemico.…

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La memoria nell’era della post-verità

di Claudio Vercelli

Evitiamo le geremiadi, i capi cosparsi di cenere come anche le facili auto-assoluzioni. Ancora meno, a tale riguardo, le gratuite sovrapposizioni, l’uso disinvolto di parole e, soprattutto, di pensieri facilmente generalizzabili. Semmai muoviamoci nelle sabbie mobili del pensiero di senso comune, dotati tuttavia di una necessaria circospezione critica. Come tale, non sospettosa ma comunque analitica. No, quest’anno la ricorrenza del Giorno della Memoria non potrà essere liquidata come l’ennesimo adempimento, in sé comunque già da tempo divenuto scettico e stanco, quindi inflazionato e usurato, di un obbligo istituzionale. Poiché, già nel suo essere tale – ossia cristallizzato in un ritualismo che si esprime con la medesima enfasi posticcia di certe routine del tempo trascorso – invece svuota di concreti contenuti il passaggio storico che dice di volere altrimenti rammentare e, quindi, vivificare.

SE L’IMPERATIVO del «mai più!» ha raccolto inizialmente una qualche adesione, pare adesso essere invece smentito, di giorno in giorno, dal riscontro dei fatti, delle cronache, dello stesso smarrimento collettivo.…

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