Anna Politkovskaja, un’eredità scomoda

di Guido Caldiron

Nel mondo anglosassone, e ormai non più solo in quello, con il termine whistleblower, derivato dall’espressione «blow the whistle» (soffiare nel fischietto) che indica l’azione di un arbitro in una competizione sportiva che vuole fermare un comportamento irregolare o pericoloso, si identifica un «lanciatore di allerta»: chi, in base alle proprie ricerche o analisi è in grado di individuare la china pericolosa che stanno prendendo determinate vicende, processi tecnologici, scientifici o economici o, per estensione, gli esiti catastrofici verso cui possono condurre le scelte di questo o quel leader. Una categoria che sembra essere stata inventata per descrivere la traiettoria di Anna Politkovskaja, la giornalista russa che di allarmi e ammonimenti ne aveva lanciati molti attraverso il proprio lavoro, senza essere davvero ascoltata né in patria né all’estero, ma tanto da finire ammazzata a 48 anni il 7 ottobre del 2006 a Mosca. Perché, come ricorda Francesca Mannocchi nella prefazione agli scritti di Politkovskaja dedicati alla seconda guerra cecena (1999-2009) e al modo in cui quel conflitto ha plasmato la società russa e il sistema di potere al cui vertice siede Vladimir Putin, che tornano oggi in libreria per Bur, (Un piccolo angolo d’inferno, postfazione di Georgi M.…

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Domande e risposte su un’autonomia che è incostituzionale

di Francesco Pallante

Finalmente, dopo anni di disattenzione, il dibattito pubblico ha iniziato a interessarsi di autonomia regionale differenziata: una questione suscettibile di condizionare il futuro dell’Italia, che merita di essere discussa nelle sue molteplici sfaccettature.

Anzitutto: che cos’è l’autonomia regionale differenziata? È la facoltà attribuita alle regioni ordinarie (non a quelle speciali, per le quali vale una disciplina a parte) di aumentare le proprie competenze normative e gestionali in ambiti oggi disciplinati e amministrati dallo Stato. Tale facoltà non era prevista nella Costituzione del 1948: è stata introdotta dalla riforma costituzionale voluta dall’Ulivo nel 2001, all’art. 116, co. 3, Cost.

In quali materie le regioni possono aumentare le loro competenze? In moltissime materie, tra cui: sanità, istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza, giustizia di pace, beni culturali, paesaggio, ambiente, governo del territorio, infrastrutture, protezione civile, demanio idrico e marittimo, commercio con l’estero, cooperative, energia, sostegno alle imprese, comunicazione digitale, enti locali, rapporti con l’Unione europea. Significa che, in tutte queste materie, lo Stato potrebbe perdere quasi ogni ruolo, demandando ogni potere alle regioni.…

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La Shoah e il paradigma vittimario del Novecento

di Claudio Vercelli

Si fa un grande parlare delle vittime dei grandi percorsi storici, ossia di quanti hanno pagato a essi un tributo che, molto spesso, è stato quello della propria vita. Con uno sgradevole neologismo, si potrebbe dire che la «vittimologia», dagli anni Ottanta in poi, ha occupato una parte importante delle riflessioni portate avanti dalle scienze sociali e da quelle storiche. Come capita un po’ per ogni stagione culturale, destinata come tale a riflettersi da subito sui diversi livelli di attenzione e, quindi, di analisi critica prevalenti, anche in questo caso si sono registrati aspetti positivi e limiti di sostanza. Gli elementi di interesse sono costituti dall’attenzione che si è andata manifestando verso quei gruppi sociali, e quindi quelle persone che, travolte da eventi soverchianti, ne sono risultati annientati. Un’indagine sui traumi che da ciò derivano, a partire dai sopravvissuti, così come dal vuoto che l’assenza delle vittime ingenera nelle collettività di cui erano parte, non può più essere esclusa dall’orizzonte analitico dello studioso.…

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Shoah dov’è Dio?

di Tonio Dell’Olio

Ripropongo la lettura di quelle righe celebri de La notte di Elie Wiesel: “I miei occhi si erano aperti, ed ero solo al  mondo, terribilmente solo, senza Dio, senza uomini, senza amore né pietà. Non ero nient’altro che cenere, ma mi sentivo più forte di quell’onnipotente, al quale avevo legato la mia vita così a lungo” (La notte, p 70). Una condanna senza scampo dell’indifferenza di Dio o addirittura del compiacimento con cui assecondava la crudeltà di quegli uomini e non vedeva la miseria di quegli altri. E così arriva quel giorno terribile in cui il pipel olandese di 13 anni viene impiccato. Sotto il suo letto avevano trovato ben nascoste delle armi e quel ragazzino dal volto di angelo infelice, anche sotto tortura, si era rifiutato di fare nomi. Venne impiccato nel campo di Buna e tutti furono costretti a passare davanti a quel corpo che agonizzò per più di mezz’ora a causa del peso leggero che non gli permetteva la morte istantanea.…

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Tanti, tutti in loro memoria. L’odio che massacra e il fare memoria

di Marco Impagliazzo

In questi giorni si ricorda la liberazione di Auschwitz da parte della 60° Armata dell’Esercito sovietico. «La prima pattuglia russa – scrive Primo Levi ne “La tregua” – giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla […]. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide». Ai pochi sopravvissuti quei quattro soldati a cavallo sembravano «messaggeri di pace» come ricorda lo scrittore.

Il 27 gennaio è la memoria della Shoah, la distruzione dell’ebraismo europeo durante la Seconda guerra mondiale per mano dei nazisti e dei loro alleati: sei milioni di morti, di cui un milione di bambini. Scrive François Mauriac che ci sono momenti nella storia in cui il mistero del male segna «la fine di un’era e l’inizio di un’altra»: il 27 gennaio è uno di questi, anche se la percezione del fondamentale trapasso si è fatta strada gradualmente.…

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Finte notizie dalla prigionia

di Giulio Busi

I detenuti erano costretti a scrivere ai parenti in tedesco narrando solo fatti positivi: le lettere servivano ai nazisti per scovare tra i destinatari altri ebrei. Oggi si sono rivelate utili per ricostruire profili e storie

Una donna ancora giovane, coi capelli folti, che si sforza di sorridere nell’obiettivo della macchina fotografica. Sulla copertina delle Lettere da Auschwitz , il bel volto mi fa dimenticare per un attimo il titolo. È mai possibile che qualcuna delle vittime abbia potuto scrivere da Auschwitz? E anche se lo ha fatto, cosa avrà detto, e a chi?

Ho subito cercato, sfogliando il volume, la foto. E mi sono fissato in mente la data: “1946”. I numeri possono essere più eloquenti di tante frasi. Vuol dire che Berthe Falk, questo il nome della sconosciuta, ce l’ha fatta, è uscita viva. Che a un anno dalla fine della guerra non riesca ancora veramente a sorridere è più che comprensibile. L’importante è che ci guardi dall’al di qua, che non si sia per sempre perduta oltre la barriera della morte.…

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Quale revisione costituzionale?

di Giovanni Bianco

1.L’argomento della revisione costituzionale è di certo ricco di suggestioni teoretiche e dommatiche, specie se colto nel prisma dell’ispirazione democratica della Costituzione, formalmente non messa in discussione con riferimento ai principi fondamentali che individuano la forma di Stato, ma sostanzialmente “modellata” a seconda delle maggioranze governanti e delle mai sopite tentazioni “costituenti”.

Se da un lato la Costituzione, rigida e programmatica, indica fini di lungo periodo da perseguire, le ragioni ultime del sistema democratico (piano teleologico), dall’altro è frequente il tentativo di riscrivere la seconda parte del testo costituzionale, quella che attiene all’organizzazione dello Stato repubblicano, anche attraverso soluzioni che finiscono con il ridurre la rappresentatività della forma di Stato democratica e la più completa attuazione del principio politico basilare dell’attuale forma di governo, quella parlamentare.

L’ultimo quarantennio è il lungo periodo nel quale, sul fondamento dell’idea fallace dell’inevitabile riformabilità della forma di governo vigente, prescindendo di frequente dalla volontà dei costituenti e dalle ragioni profonde del parlamentarismo, un persistente “presentismo costituzionale” ha di continuo avanzato soluzioni istituzionali volte a privilegiare la “governabilità” rispetto alla “rappresentatività”, dalle varie “riforme” elettorali ai tentativi di riporre in soffitta i meccanismi di funzionamento del governo parlamentare, sino alla recente ed avventata riduzione del numero dei parlamentari.…

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Asor Rosa, avventura critica di un intellettuale del Novecento

di Niccolò Scaffai

TRA MILITANZA E INVENZIONE. Mezzo secolo di letteratura, politica, narrativa, dall’ideologia della Resistenza (Scrittori e popolo) agli ultimi racconti (Amori sospesi): un «Meridiano» in tre sezioni per Alberto Asor Rosa

L’ingresso di un autore nei «Meridiani» ne rende percepibile e insieme ne determina la storicità. Ciò è vero anche per i contemporanei; anzi, forse vale soprattutto per loro: una figura del passato rientra di fatto nella storia letteraria (che non per forza coincide con i canoni delle storie della letteratura); poeti e scrittori recenti o addirittura viventi devono invece conquistare il diritto alla storicità. Tale diritto può essere concesso in base a vari requisiti: il principale è l’implicazione di un autore nella sua epoca; e poiché si tratta anche della nostra epoca, è naturale riconoscergli una funzione esemplare, testimoniale e, in definitiva, storica. Rispetto a questa condizione, passano in secondo piano altre doti necessarie, come il rilievo letterario (per esempio la centralità nello sviluppo di un genere o di una tradizione stilistica) o sociologico (per esempio il credito persistente al livello del consumo medio o medio-alto).…

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Il neoambientalismo come processo storico

di Alberto Magnaghi

LA SCOMPARSA DI ASOR ROSA. Ambiente e territorio, impossibile scinderli, la loro interazione guida il modello socioeconomico con la riappropriazione delle capacità di auto riproduzione dei beni

Per me ricordare in poche parole il monumentale lascito di Alberto nella mia esperienza personale è impossibile: da quando ci cimentavamo con l’operaismo (io semplice promotore del gruppo Città Fabbrica nei quartieri operai di Torino, Alberto dirigente di Classe operaia prima e direttore di Contropiano poi), alle sue battaglie politiche.

Tra queste l’originale proposta di una «Camera di consultazione» della sinistra per “mettere a confronto società politica e società civile, politici e intellettuali, partiti e associazionismo, secondo una modalità, da tutti a parole auspicata di democrazia partecipativa”. E le battaglie culturali per politiche di autentico riconoscimento delle identità dei popoli, esemplificate dal saggio su Macchiavelli come resoconto della “disfatta storica” dell’Italia. Mi soffermo dunque sul lascito politico-culturale (forse il meno noto) di un’unica esperienza recente, la sua fondazione nel 2009 della Rete dei comitati per la difesa del territorio della Toscana, nel vivo di molte battaglie territoriali puntuali, in cui le mille vertenze locali su ambiente, territorio e paesaggio, visti dai mondi di vita degli abitanti, si fanno progetto collettivo.…

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Il romanzo distopico scritto al Cremlino

di Guido Caldiron

Un percorso di letture sull’ideologia dell’«era Putin» alla prova della guerra. Il nuovo nazionalismo, la denuncia della decadenza delle democrazie, la repressione dell’opposizione. Le radici del presente nelle recenti opere dello scrittore Mikhail Shishkin (21lettere), di Giuliano da Empoli (Mondadori) e di Andrea Graziosi (Laterza) e Orietta Moscatelli (Salerno). «I nostri ragazzi non hanno conosciuto il caos degli anni Novanta, dovevamo ricordargli che lo Zar incarna la stabilità e la grandezza della madrepatria», spiega Vadim Baranov, consigliere del Presidente nel romanzo «Il mago del Cremlino»

«Questa guerra non si combatte nella realtà, si combatte nella testa delle persone. L’importanza delle vostre azioni sul campo non si misura dalle città che prendete, si misura dai cervelli che conquistate. I nostri ragazzi non hanno conosciuto il caos degli anni Novanta, qualcuno doveva ricordargli che Putin incarna la stabilità e la grandezza della madrepatria». È solo nelle ultime pagine de Il mago del Cremlino (Mondadori, pp. 234, euro 19) – uno dei testi che svelano al meglio i meccanismi di funzionamento del potere moscovita – che il fantasma della guerra in Ucraina, in questo caso la sua fase iniziale in Donbass nel 2014, prende forma concreta.…

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