Lo Stato democratico

di Aldo Moro

“Lo Stato democratico, lo Stato del valore umano, lo Stato fondato sul prestigio di ogni uomo e che garantisce il prestigio di ogni uomo, è uno Stato nel quale ogni azione è sottratta all’arbitrio ed alla prepotenza, in cui ogni sfera di interesse e di potere obbedisce ad una rigida delimitazione di giustizia, ad un criterio obiettivo e per sua natura liberatore; è uno Stato in cui lo stesso potere pubblico ha la forma, la misura e il limite della legge, e la legge, come disposizione generale, è un atto di chiarezza, è un’assunzione di responsabilità, è un impegno generale e uguale…”

(dal discorso pronunciato a Milano il 3 ottobre 1959)…

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I macigni del nostro tempo che rotolano disgregandosi

di Francesca Provinciali

Riflessioni minime a tre anni dalla scomparsa del filosofo Emanuele Severino

Ai piedi del gigantesco costrutto pluri-ideologico eretto fino alla fine del 900 siede un’umanità stanca e confusa: la globalizzazione ha come avvolto in un limbo polveroso i frantumi dei colossali macigni culturali che lottando tra loro rotolano a valle disgregandosi. A tre anni dalla sua scomparsa possiamo spiegare il presente utilizzando la potente metafora del filosofo Emanuele Severino: cristianesimo, islam, capitalismo, comunismo, democrazia sono i massi giganteschi in perenne conflitto, attirati a scontrarsi come in un cumulo di macerie dalla forza di gravità che ne annulla la forza reciprocamente dirompente. Un gioco di ruolo e di compresenze– si badi bene – deprivato da tassonomie etiche.

Il dominio della tecnica sulla filosofia è in grado di dissolvere tutte le ideologiesecondo Severino la tecnica “è un gigante capace di toccare il cielo con un dito”, mentre i suoi cascami penetrano la dimensione antropologica fino al suo midollo ontologico, l’essere si confonde con l’esistere, l’attendismo del rimando e il nichilismo di una condizione esistenziale svuotata da motivazioni forti ci rendono angosciati e insoddisfatti, sotto il peso di pericoli incombenti, fino al nulla estremo di un indefinibile ‘cupio dissolvi’.…

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25 aprile, il discorso completo di Sergio Mattarella: “la Repubblica è figlia dell’antifascismo”

di Sergio Mattarella

«Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione». È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti alla Società umanitaria, a Milano, nel 1955.

Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza. La terra dei 12mila partigiani, dei 2mila caduti in combattimento e delle 2.600 vittime delle stragi nazifasciste.

È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento. In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica.…

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La Shoah e il paradigma vittimario del Novecento

di Claudio Vercelli

Si fa un grande parlare delle vittime dei grandi percorsi storici, ossia di quanti hanno pagato a essi un tributo che, molto spesso, è stato quello della propria vita. Con uno sgradevole neologismo, si potrebbe dire che la «vittimologia», dagli anni Ottanta in poi, ha occupato una parte importante delle riflessioni portate avanti dalle scienze sociali e da quelle storiche. Come capita un po’ per ogni stagione culturale, destinata come tale a riflettersi da subito sui diversi livelli di attenzione e, quindi, di analisi critica prevalenti, anche in questo caso si sono registrati aspetti positivi e limiti di sostanza. Gli elementi di interesse sono costituti dall’attenzione che si è andata manifestando verso quei gruppi sociali, e quindi quelle persone che, travolte da eventi soverchianti, ne sono risultati annientati. Un’indagine sui traumi che da ciò derivano, a partire dai sopravvissuti, così come dal vuoto che l’assenza delle vittime ingenera nelle collettività di cui erano parte, non può più essere esclusa dall’orizzonte analitico dello studioso.…

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Quale revisione costituzionale?

di Giovanni Bianco

1.L’argomento della revisione costituzionale è di certo ricco di suggestioni teoretiche e dommatiche, specie se colto nel prisma dell’ispirazione democratica della Costituzione, formalmente non messa in discussione con riferimento ai principi fondamentali che individuano la forma di Stato, ma sostanzialmente “modellata” a seconda delle maggioranze governanti e delle mai sopite tentazioni “costituenti”.

Se da un lato la Costituzione, rigida e programmatica, indica fini di lungo periodo da perseguire, le ragioni ultime del sistema democratico (piano teleologico), dall’altro è frequente il tentativo di riscrivere la seconda parte del testo costituzionale, quella che attiene all’organizzazione dello Stato repubblicano, anche attraverso soluzioni che finiscono con il ridurre la rappresentatività della forma di Stato democratica e la più completa attuazione del principio politico basilare dell’attuale forma di governo, quella parlamentare.

L’ultimo quarantennio è il lungo periodo nel quale, sul fondamento dell’idea fallace dell’inevitabile riformabilità della forma di governo vigente, prescindendo di frequente dalla volontà dei costituenti e dalle ragioni profonde del parlamentarismo, un persistente “presentismo costituzionale” ha di continuo avanzato soluzioni istituzionali volte a privilegiare la “governabilità” rispetto alla “rappresentatività”, dalle varie “riforme” elettorali ai tentativi di riporre in soffitta i meccanismi di funzionamento del governo parlamentare, sino alla recente ed avventata riduzione del numero dei parlamentari.…

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Asor Rosa, avventura critica di un intellettuale del Novecento

di Niccolò Scaffai

TRA MILITANZA E INVENZIONE. Mezzo secolo di letteratura, politica, narrativa, dall’ideologia della Resistenza (Scrittori e popolo) agli ultimi racconti (Amori sospesi): un «Meridiano» in tre sezioni per Alberto Asor Rosa

L’ingresso di un autore nei «Meridiani» ne rende percepibile e insieme ne determina la storicità. Ciò è vero anche per i contemporanei; anzi, forse vale soprattutto per loro: una figura del passato rientra di fatto nella storia letteraria (che non per forza coincide con i canoni delle storie della letteratura); poeti e scrittori recenti o addirittura viventi devono invece conquistare il diritto alla storicità. Tale diritto può essere concesso in base a vari requisiti: il principale è l’implicazione di un autore nella sua epoca; e poiché si tratta anche della nostra epoca, è naturale riconoscergli una funzione esemplare, testimoniale e, in definitiva, storica. Rispetto a questa condizione, passano in secondo piano altre doti necessarie, come il rilievo letterario (per esempio la centralità nello sviluppo di un genere o di una tradizione stilistica) o sociologico (per esempio il credito persistente al livello del consumo medio o medio-alto).…

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Democrazia e valore della pace

 

Convegno di studi dell’Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”,                                                           con il patrocinio della Fondazione “Giorgio La Pira”, del Centro documentazione Archivio Flamigni e della Provincia di Viterbo

Democrazia e valore della pace Civita Castellana 22 ottobre 2022 h.17

Indirizzi di saluto Dott. Emilio Corteselli (Presidente dell’Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”)

Relazione introduttiva e coordinamento Prof. Giovanni Bianco (Università di Sassari)

Relazioni Prof.ssa Bruna Bocchini Camaiani (Università di Firenze) Democrazia e valore della pace in Giorgio La Pira Prof.ssa Giovanna Montella (Università di Roma “La Sapienza”) Democrazia, guerra e pace

Interverranno Prof. Carlo Bersani (Università di Cassino) Prof. Matteo Cosulich (Università di Trento) Prof. Aurelio Rizzacasa (Università di Perugia)

L’incontro di studi si terrà presso la Sala delle Conferenze della Curia Vescovile, in P.zza Matteotti 5, Civita Castellana (VT).

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Bergoglio, una sfida alla democrazia? Un libro di un giovane studioso

di Giampiero Forcesi

La concezione del popolo di Bergoglio, oltre ad essere alla base della sua denuncia delle disuguaglianze sociali, è essa stessa la più grande sfida alla democrazia rappresentativa di oggi. Questa la tesi centrale di un piccolo, interessante, libro di Dante Monda che ricostruisce per sommi capire il retroterra culturale di papa Bergoglio e le caratteristiche della sua concezione di popolo, per poi cercare di dimostrare quanto questa concezione sia una sfida alla crisi attuale della democrazia e, forse, l’indicazione di una sua possibile rigenerazione

Un giovane ricercatore, Dante Monda, ha compiuto un interessante itinerario di ricerca su un aspetto centrale della visione politica e religiosa di papa Bergoglio: la sua concezione di “popolo”. Ne è uscito un piccolo libro (120 pagine), edito dalla Morcelliana lo scorso maggio, con una prefazione di padre Antonio Spadaro e una post-fazione di Andrea Riccardi. Entrambi sono rimasti positivamente colpiti dall’analisi del giovane Monda. Titolo del libro: Papa Francesco e il “popolo”. Una sfida per la Chiesa e la democrazia.…

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Il senso della storia. Il confronto tra Karl Lowith e Reinhold Niebuhr

di Marco Barbieri

Si scoprono ricerche, alle volte, il cui pregio maggiore (anche se non l’unico) risiede meno nel modo i singoli contenuti sono sviluppati e più nell’impostazione che contraddistingue il lavoro complessivo, a partire dalla scelta del tema e dell’ottica di indagine. Tale è probabilmente il caso del volume di Luisa Borghesi, dedicato alla ricostruzione dell’incontro e del dialogo – esplicito e implicito – tra Karl Löwith e Reinhold Niebuhr e impreziosito nelle sue appendici da materiali pressoché inediti al pubblico italiano, quali il breve carteggio rimasto e la recensione di ciascun interlocutore nei confronti dell’opera speculare dell’altro. Poiché come evidenzia l’autrice sin dall’introduzione, una ben poco casuale coincidenza motiva il confronto proposto: ci si riferisce alla pubblicazione nello stesso anno, il 1949, e nella stessa area geografica, gli Stati Uniti, di due testi «che condividono il medesimo oggetto di indagine: la filosofia della storia moderna e il processo di secolarizzazione» (p. 7). I due lavori in questione, Faith and History del teologo Niebuhr e Meaning in History del filosofo Löwith, appartengono perciò a un unico e tuttavia non monolitico clima culturale, rispecchiandone in modo decisamente autonomo alcuni degli ordini di problemi più rilevanti.…

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