Nella ricerca del bene comune l’eredità di Moro

di Angelo Picariello

Quarantacinque anni fa veniva ritrovato, rannicchiato in una Renault rossa, il cadavere crivellato di colpi di Aldo Moro. Oggi viene da chiedersi, per provare a spiegarlo a chi non ha fatto in tempo a conoscerlo, come  sia potuto accadere che questo «uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico», come lo definì Paolo VI in una cerimonia funebre priva delle sue spoglie mortali, senza una spiccata ambizione personale, senza il sostegno di un gruppo organizzato, si sia trovato a essere un uomo simbolo del potere su cui concentrare l’«attacco al cuore dello Stato» teorizzato dalla furia ideologica dei suoi rapitori che l’avrebbero assassinato. Viene in aiuto il lavoro portato avanti dalla Edizione nazionale delle opere di Aldo Moro, che «sta portando, come nelle attese, un grande passo avanti nel presentare a tutti gli italiani, e ai giovani in particolare, la sua personalità, per apprezzare cosa il Moro politico, cristiano, professore, uomo, sia effettivamente stato», spiega il coordinatore, lo storico Renato Moro, nipote dello statista.…

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Che inganno il presidenzialismo

di Domenico Gallo

C’è un male oscuro che affligge la democrazia italiana da molti anni, ma negli ultimi tempi si è alzata ancora di più la febbre che affligge il corpo politico. Il termometro per misurare questo malessere ce l’ha fornito l’ultimo turno delle elezioni politiche. Alle elezioni politiche del 25 settembre 2023 si è avuto il più basso tasso di partecipazione che si sia mai registrato nella storia della Repubblica italiana: ha votato meno del 64% degli aventi diritto. Il 36% del corpo elettorale si è astenuto dalla partecipazione alle elezioni. In termini assoluti, a fronte di circa 24 milioni di votanti, sono stati più di 16 milioni i cittadini italiani che hanno rinunziato allo strumento che in tutte le società democratiche consente di dare ingresso alle istanze dei cittadini nelle stanze del potere.

Anche coloro che si sono recati alle urne probabilmente non l’hanno fatto con grande entusiasmo poiché il sistema elettorale e la natura ademocratica dei partiti hanno sottratto agli elettori ogni possibilità di scelta delle persone che dovrebbero rappresentarli nelle assemblee elettive.…

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Grazie a La Russa il 25 aprile è tornato data fondativa

di Marco Damilano

La Resistenza ha molti volti e sfaccettature, un rimescolamento di appartenenze e di identità, di fedi e fedeltà, come si è detto, è uno strappo prima di tutto individuale e poi collettivo

Diciamo la verità. Alla fine, forse, bisognerà ringraziare perfino Ignazio La Russa, il suo costante e chissà quanto involontario richiamo al carattere tragico e insieme operettistico del fascismo italiano, se questo 25 aprile 2023 si è trasformato in una data fondativa e ri-fondativa, ri-generativa, senza quel carico di monumentalismo e di retorica che porta con sé una festa comandata.

Il 25 aprile 2023 come il 1960 del governo Tambroni, che fu la prima riscoperta della Resistenza, da cui partì il centro-sinistra, come il 25 aprile 1994, il primo della cosiddetta Seconda Repubblica, con le destre al governo, quando il monaco Giuseppe Dossetti si appellò contro i tentativi di cambiamento della Costituzione, mascherati da riconciliazione.  Non è chiaro quale sarà, se ci sarà, lo sviluppo politico del 25 aprile 2023: forse nessuno.…

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Cutro. Quelle morti che non possiamo accettare

di Grazia Naletto

Saremo a Cutro, sabato 11 alla Manifestazione nazionale indetta dalla Rete 26 febbraio sulla spiaggia di Cutro “Fermiamo la strage, subito!”, insieme ai cittadini calabresi che ancora una volta si sono distinti per la loro umanità e per tornare a chiedere politiche diverse, a partire dal varo di una missione pubblica di soccorso dei migranti […]

Il Consiglio dei ministri ha avuto il coraggio di riunirsi a Cutro.

Dodici giorni dopo quella maledetta notte del 26 febbraio, in cui la barca su cui viaggiavano decine di donne, uomini e bambini, tutti potenziali richiedenti asilo, si è frantumata a 150 metri dalla costa calabrese.

Non basterà certo una cinica operazione di marketing politico per oscurare il vergognoso susseguirsi di atti e dichiarazioni dei membri del governo di fronte all’ennesima strage di innocenti.

Anzi. Le indiscrezioni divulgate dai media sui contenuti del nuovo decreto legge discusso dal governo contenente “Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare” mostrano quanto l’ostentazione della linea di “tolleranza zero”, dichiarata dal governo sulle migrazioni definite “illegali”, nella sostanza, non faccia nessun passo indietro.…

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“Liberi di lottare”

di Alessandro Portelli

Ci sono due parole – «Liberi di lottare» – nello striscione che i picchiatori fascisti hanno esposto davanti al liceo Michelangiolo di Firenze, per rivendicare la loro aggressione agli studenti di quella scuola, che meritano un minimo di riflessione.

«Liberi». È inutile stargli a ricordare che durante il fascismo non c’era la libertà. Non c’era per tutti, ma per quelli come loro c’era, eccome. Durante il fascismo, gli squadristi erano assolutamente liberi di fare quello che volevano, imporre olio di ricino, torturare e perseguitare chi gli pareva.

Nella loro idea di società gerarchica e autoritaria, chi sta in cima è assolutamente libero (legibus solutus, dicevano gli antichi) di fare quello che vuole a chi sta sotto, e questi poveri ragazzi si sentono razza superiore e si credono di essere destinati, nella loro società ideale, a stare fra quelli che comandano. – o fra quelli che battono le mani a quelli che comandano.

D’altra parte vengono da almeno trent’anni di declinazione liberista dell’idea di libertà, intesa anche qui come esisto del dominio: una gara (con tanto di metafore agonistiche: concorrenza, competition) in cui è libero chi vince.…

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Domande e risposte su un’autonomia che è incostituzionale

di Francesco Pallante

Finalmente, dopo anni di disattenzione, il dibattito pubblico ha iniziato a interessarsi di autonomia regionale differenziata: una questione suscettibile di condizionare il futuro dell’Italia, che merita di essere discussa nelle sue molteplici sfaccettature.

Anzitutto: che cos’è l’autonomia regionale differenziata? È la facoltà attribuita alle regioni ordinarie (non a quelle speciali, per le quali vale una disciplina a parte) di aumentare le proprie competenze normative e gestionali in ambiti oggi disciplinati e amministrati dallo Stato. Tale facoltà non era prevista nella Costituzione del 1948: è stata introdotta dalla riforma costituzionale voluta dall’Ulivo nel 2001, all’art. 116, co. 3, Cost.

In quali materie le regioni possono aumentare le loro competenze? In moltissime materie, tra cui: sanità, istruzione, università, ricerca, lavoro, previdenza, giustizia di pace, beni culturali, paesaggio, ambiente, governo del territorio, infrastrutture, protezione civile, demanio idrico e marittimo, commercio con l’estero, cooperative, energia, sostegno alle imprese, comunicazione digitale, enti locali, rapporti con l’Unione europea. Significa che, in tutte queste materie, lo Stato potrebbe perdere quasi ogni ruolo, demandando ogni potere alle regioni.…

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Tanti, tutti in loro memoria. L’odio che massacra e il fare memoria

di Marco Impagliazzo

In questi giorni si ricorda la liberazione di Auschwitz da parte della 60° Armata dell’Esercito sovietico. «La prima pattuglia russa – scrive Primo Levi ne “La tregua” – giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles e io i primi a scorgerla […]. Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide». Ai pochi sopravvissuti quei quattro soldati a cavallo sembravano «messaggeri di pace» come ricorda lo scrittore.

Il 27 gennaio è la memoria della Shoah, la distruzione dell’ebraismo europeo durante la Seconda guerra mondiale per mano dei nazisti e dei loro alleati: sei milioni di morti, di cui un milione di bambini. Scrive François Mauriac che ci sono momenti nella storia in cui il mistero del male segna «la fine di un’era e l’inizio di un’altra»: il 27 gennaio è uno di questi, anche se la percezione del fondamentale trapasso si è fatta strada gradualmente.…

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Il neoambientalismo come processo storico

di Alberto Magnaghi

LA SCOMPARSA DI ASOR ROSA. Ambiente e territorio, impossibile scinderli, la loro interazione guida il modello socioeconomico con la riappropriazione delle capacità di auto riproduzione dei beni

Per me ricordare in poche parole il monumentale lascito di Alberto nella mia esperienza personale è impossibile: da quando ci cimentavamo con l’operaismo (io semplice promotore del gruppo Città Fabbrica nei quartieri operai di Torino, Alberto dirigente di Classe operaia prima e direttore di Contropiano poi), alle sue battaglie politiche.

Tra queste l’originale proposta di una «Camera di consultazione» della sinistra per “mettere a confronto società politica e società civile, politici e intellettuali, partiti e associazionismo, secondo una modalità, da tutti a parole auspicata di democrazia partecipativa”. E le battaglie culturali per politiche di autentico riconoscimento delle identità dei popoli, esemplificate dal saggio su Macchiavelli come resoconto della “disfatta storica” dell’Italia. Mi soffermo dunque sul lascito politico-culturale (forse il meno noto) di un’unica esperienza recente, la sua fondazione nel 2009 della Rete dei comitati per la difesa del territorio della Toscana, nel vivo di molte battaglie territoriali puntuali, in cui le mille vertenze locali su ambiente, territorio e paesaggio, visti dai mondi di vita degli abitanti, si fanno progetto collettivo.…

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Quella rivoluzione conservatrice di Mosca alle radici del conflitto

di Guido Caldiron Il 7 ottobre del 2006, la giornalista Anna Politkovskaja, la più nota cronista dell’era post-sovietica, firma di punta della Novaja Gazeta, veniva ammazzata da un killer nell’androne del suo palazzo a Mosca. Aveva denunciato il pericoloso clima che stava montando in Russia e il modo in cui intorno al lungo e sanguinoso conflitto combattuto in Cecenia si stesse costruendo un nuovo nazionalismo che accompagnava l’ascesa al potere di Vladimir Putin, eletto per la prima volta nel 1999. Il suo omicidio avvenne il giorno del 54esimo compleanno di Putin; nessun rappresentante del governo russo prese parte ai suoi funerali. L’allarme lanciato da Politkovskaja, e che alla coraggiosa giornalista è costato la vita, risuona ancor più sinistro di fronte a quanto accade ora in Ucraina.Nella primavera del 2000 il colonnello Yuri Budanov guidava il 160° battaglione corazzato dell’esercito russo di stanza a Grozny, in Cecenia. Il 26 marzo di quell’anno i suoi uomini prelevarono per «un interrogatorio» una ragazza del villaggio di Tangi Chu.… Leggi tutto

La destra al governo

di Franco Monaco

Chi sta dalla parte dei vincitori o comunque chi vede il bicchiere mezzo pieno mette l’accento su due elementi apprezzabili: la prima donna premier e il primato della politica. Segnatamente, un governo espressione del risultato delle urne dopo un decennio di esecutivi sostenuti da maggioranze le più diverse originate da intese parlamentari siglate a urne chiuse. Più volte governi tecnici o di unità nazionale.

Un po’ poco, in verità. Rispettivamente: una premier donna di per sé non garantisce una concezione, uno stile e concrete politiche che giovino alle donne; la conformità del governo all’esito delle elezioni è viziato dagli effetti distorsivi prodotti dal combinato disposto di taglio dei parlamentari e legge elettorale.

Una distorsione di tali dimensioni da intaccare il principio di rappresentanza. Lo sappiamo, sia chiaro: non la legittimità del governo, ma una sua adeguata rappresentatività del vasto corpo elettorale. Specie se si considera che ne è sortito un esecutivo decisamente mediocre quanto alla qualità dei suoi membri – l’opposto del declamato “alto profilo” – e marcatamente di destra.…

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