Le eretiche e le altre donne d’opposizione

di Marilù Oliva

«La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo»

Eretiche. Donne che riflettono, osano, resistono di Adriana Valerio, già docente di Storia del cristianesimo presso l’Università Federico II di Napoli, è un saggio edito dal Mulino. Racconta di donne controcorrente, intelligenti, audaci, coraggiose che osarono porre in discussione i dogmi o sconquassare gli equilibri, considerate avverse all’ortodossia e quindi marchiate, perseguitate, calunniate, castigate come eretiche, talvolta bruciate.

Questo agile libro di circa 150 pagine è un excursus diacronico che parte dai primordi del cristianesimo e ne attraversa la storia fino alle dissidenti di oggi, in particolare cattoliche decise a esercitare il ministero, come la francese Anne Soupa, candidatasi vescova nella vacante diocesi di Lione. Oltre a lei ce ne furono innumerevoli altre a spezzare il pensiero comune – Margherita Boninsegna da Trento, Guglielma di Milano, Antonietta Giacomelli, per fare qualche nome – talvolta bollate come “femminette” e “donnicciole”.…

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La fragilità del regime talebano

di Giuliano Battiston

La vittoria dei Talebani coincide con il fallimento della “war on terror ” ma è una vittoria fragile. La dipendenza dall’esterno, un contratto sociale inadeguato ai tempi e la cultura dell’impunità saranno fattori di instabilità sul medio e lungo termine.

“Abbiamo sconfitto l’America”. Sui muri di Kabul, inclusi quelli dell’ex ambasciata degli Stati Uniti evacuata ad agosto, campeggiano gli slogan dei Talebani. Tornati al potere dopo un’offensiva militare che in soli 11 giorni li ha condotti nella capitale, ceduta senza spargimenti di sangue con la fuga dell’ex presidente Ashraf Ghani e l’occupazione dell’Arg, il palazzo presidenziale da cui sventola la bandiera bianca degli studenti coranici con la scritta nera della shahada, la professione di fede islamica. 

È stata issata l’11 settembre 2021, in occasione del ventennale dagli attentati alle Torri gemelle di New York e al Pentagono a cui Washington ha risposto con una rappresaglia che ha rovesciato il primo Emirato dei Talebani, responsabili di ospitare al-Qaeda ma non degli attentati.…

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Afghanistan, il silenzio dei musulmani

di Tahar ben Jelloun

C’è bisogno che gli islamici di tutto il mondo reagiscano a questa orribile deviazione della loro religione da parte di delinquenti e barbari

Un silenzio assordante dei paesi musulmani ha accolto la vittoria dei talebani in Afghanistan. Indifferenza o semplice passività, o piuttosto una vecchia abitudine a non dire nulla, a non fare nulla quando l’Islam viene usato per un compito indegno dei suoi valori?

Il Qatar, che ha aiutato discretamente i talebani, si comporta come se non avesse nulla a che fare con loro. Non una parola. Né l’Arabia Saudita ha fatto alcun commento. Eppure c’è molto da dire sul modo in cui l’Islam viene deviato per diventare bandiera e ideologia del terrorismo talebano.

Perché i popoli musulmani di tutto il mondo non reagiscono a questa orribile deviazione della loro religione da parte di delinquenti e barbari? Perché un’istituzione come Al Azhar, al Cairo, non si esprime con fermezza e senza ambiguità contro queste bande di distruttori dell’Islam?…

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La modernità dei Talebani

di Cristoph Schmidt

Quando i media parlano della brutalità dei talebani, delle lapidazioni, delle fustigazioni e delle mutilazioni, parlano spesso di un “islam dell’età della pietra”. A parte l’assurdità basilare del termine (l’islam è nato nel VII secolo), è anche fuorviante in termini di studi religiosi.

I Talebani non sono usciti da una macchina del tempo, ma sono profondamente radicati nell’ambiente fondamentalista dell’islam indo-pakistano. Le loro origini vanno cercate nel distretto ortodosso di Deoband, città di uno stato settentrionale dell’India – l’Uttar Pradesh.

Religione e liberazione

Il distretto fu fondato nel 1866, pochi anni dopo che gli inglesi avevano represso la grande rivolta contro il loro dominio coloniale. L’obiettivo era un movimento di rinascita religiosa per aiutare l’islam a riprendere forza e cacciare gli infedeli dal paese.

I Deobandi attribuivano la loro inferiorità al fatto che i musulmani non seguivano abbastanza rigorosamente le leggi islamiche e avevano dimenticato le loro “radici”. Pertanto, si sforzarono di purificare l’islam sunnita da tutte le innovazioni “illecite” e dalle influenze occidentali.…

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La follia di Dio. Una teologia dell’incondizionale

di Paolo Cattorini

L’espressione «follia di Dio» è impiegata, in questo libro, nel senso della Prima lettera di San Paolo ai Corinzi (cfr 1 Cor 1,22-25): la follia di Dio è più saggia degli esseri umani e la debolezza di Dio è più forte degli esseri umani. John Caputo, teologo e filosofo statunitense di formazione cattolica, è un noto esponente della cosiddetta «teologia debole o del forse o dell’incondizionale». In essa Dio non è pensato come un principio di potenza, una garanzia materiale di successo mondano, ma come la voce che chiama a operare il bene senza condizioni, accordi contrattuali, vantaggi idolatrici. Dio non «esiste» come la causa efficiente da cui tutto dipende, ma come l’emergere di un appello alla libertà.

Più che «esistere» al modo di una cosa, Dio «insiste» affinché noi, prendendoci cura di chi ha fame, sete, è ignudo, prigioniero, colmiamo ciò che manca al corpo di Dio e completiamo – facciamo «esistere» – ciò che Dio ha consegnato alle nostre deboli mani.…

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La lotta di Giacobbe

di George Marius Nicoara

Il volume riflette su un episodio caratteristico dell’Antico Testamento: la lotta di Giacobbe con l’angelo, nella quale l’umanità entra in contatto con le forze del cielo e con esse si misura interiormente. Ed è proprio questo misurarsi la chiave di lettura del libro. Giacobbe esce dalla lotta parzialmente vincitore, perché è in cammino verso la propria realizzazione: quella di essere fratello. Emerge così in questo episodio il tema della fratellanza e della comunione.

La lotta di Giacobbe può essere colta come paradigma della creazione artistica, di quel processo cioè che coinvolge sia la riflessione (biblica, filosofica, teologica, spirituale ecc.) sia la prassi (pittorica, scultorea, pedagogica). Per questo il volume raccoglie più di 30 contributi di ambiti disciplinari diversi. Tra essi segnaliamo, nel secondo capitolo, i saggi di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, che recupera il tema dello scritto di Romano Guardini Solo chi conosce Dio conosce l’uomo; e di Giorgia Salatiello, che espone il concetto di «ierofania» del filosofo rumeno Mircea Eliade.…

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“Crociata”, una parola che ritorna

di Lorenzo Prezzi

Daniele Menozzi è professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Studioso dei rapporti tra Chiesa e società, ha pubblicato per conto di Carocci Editore, nella collana Frecce, il libro dal titolo “Crociata”. Storia di un’ideologia dalla Rivoluzione francese a Bergoglio, pp. 244 – . Gli abbiamo sottoposto alcune domande.

Prof. Menozzi, nel volume che lei dedica all’indagine sulle Crociate conclude con un singolare paradosso. Mentre il papato sta abbandonando ogni giustificazione del richiamo alla Crociata, il suo uso non è affatto esaurito nella politica. La sua ideologia sopravviverà senza il consenso del papato?

Il futuro è un argomento particolarmente ostico per uno studioso di storia. Si può però fare una considerazione. Negli ultimi due secoli il papato, pur riservandosi la facoltà di bandire una crociata militare qualora lo ritenesse opportuno, non l’ha mai concretamente promossa sul piano bellico. Tuttavia ha fatto largamente uso del lessico della crociata per mobilitare i fedeli (ad esempio la “crociata del rosario” di Leone XIII, la “crociata missionaria” di Pio XI, la “crociata sociale” di Pio XII).…

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Gesù, il progetto umanizzante di Dio

di Paolo Gamberini

Il saggio del teologo spagnolo J.M. Castillo è stato inizialmente pubblicato in Spagna nel 2010. Assieme ad altri significativi teologi (J.A. Pagola, J. Arregi e X. Pikaza), l’A. rappresenta l’avanguardia della riflessione cristologica in Spagna. Benché sia un’opera di agevole lettura e comprensione – merito anche della scorrevole traduzione italiana di L. Tommaselli e D. Culot – si tratta di un testo quanto mai complesso e articolato.

L’intento fondamentale del saggio è di rimettere al centro della riflessione cristologica l’uomo Gesù (le sue parole e le sue opere, il suo stile di vita e il suo messaggio), liberando la comprensione della sua persona da costruzioni e incrostazioni ideologiche, provenienti non solo dalle definizioni dogmatiche dei concili (Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia), ma anche dalle varie ricostruzioni storiografiche compiute dalle varie correnti della ricerca storico-critica su Gesù. Il nostro A. vuole liberare infatti la figura di Gesù dalle precomprensioni devianti che ne ha dato il sistema religioso lungo i secoli.…

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Il segno indelebile di Hans Küng sulla Chiesa e la teologia del ‘900

di Valerio Gigante

Il più grande teologo del ‘900, o uno dei più grandi, affermano tanti, in queste ore. Di Hans Küng, morto a Tubinga, il 6 aprile scorso a 93 anni, si potrebbe dire certamente questo e di più; ma le classifiche – specie se riguardano i maestri del pensiero – non hanno molto senso. Lo ha invece ricordare che Hans Küng è stato tra i pensatori cristiani che ha lasciato una traccia indelebile nella formazione e nell’azione di generazioni di persone, affascinate dal suo modo libero di guardare alla Chiesa ed alla radicalità, unita al rigore e alla profondità, delle sue riflessioni critiche. Nel post Concilio chiunque abbia riflettuto in maniera non conformista sulla Chiesa, sulla sua gerarchia, sulla sua teologia, sul suo potere, sul rapporto tra etica e religione ha citato o fatto riferimento a Hans Küng, come auctoritas che sostenesse il suo discorso. E decine di migliaia tra docenti di teologia, preti, religiose e religiosi, operatori pastorali hanno letto almeno uno dei suoi libri.…

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Nel mare aperto della storia

di Francesco Dante

Andrea Riccardi è uno dei protagonisti del dibattito sociale, politico e religioso del nostro tempo. La sua padronanza storiografica, che rappresenta in qualche modo un unicum per la confluenza di discipline e mondi culturali diversi all’interno di una prospettiva rigorosamente storica, offre l’occasione per un libro – nella ricorrenza dei suoi 70 anni – che permette di attraversare un secolo da angolature diverse.

Come scrive Giovagnoli, Riccardi «ha approfondito il tema della coabitazione tra popoli, culture e religioni diversi e ha dedicato attenzione ai temi del nazionalismo, del conflitto etnico, delle guerre contemporanee. [..] Tutti gli studi di Riccardi rimandano ai nessi che legano ogni vicenda al proprio tempo: proprio il tempo – inteso in senso storico, e cioè come l’insieme degli uomini e delle donne che lo abitano – è infatti il principale protagonista dei suoi libri» (p. 6).

Questo volume è uno strumento utile per la comprensione del XX secolo e dei due primi decenni del XXI.…

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