Disordine mondiale

di Enrico PaventiDisordine mondiale. Perché viviamo in un'epoca di crescente caos , Manlio Graziano

Alla luce del moltiplicarsi dei conflitti e delle aree di crisi, la realtà globale tende a rivelarsi sempre più caotica e incontrollabile. Negli ultimi anni è andato costantemente crescendo il numero dei contesti caratterizzati dall’esistenza di tensioni, più o meno aspre, dalle quali hanno avuto talora origine scontri armati, nonché vere e proprie guerre: una situazione che, sul piano planetario, appare resa in maniera efficace dall’utilizzo del termine «disordine» e vede nell’instabilità il suo principale connotato, mentre in numerose regioni della Terra si accendono nuovi focolai e si riacutizzano conflitti rimasti irrisolti.

È possibile, considerato ciò che sta accadendo giorno dopo giorno sui diversi scacchieri internazionali, dare vita a un «nuovo ordine mondiale» che porti benessere e stabilità? Oppure si tratta solo di una pia illusione con la quale si tenta di placare il senso di angoscia provocato dal pericolo dello scoppio di una Terza guerra mondiale?

Manlio Graziano, studioso di geopolitica e docente universitario, risponde a questo cruciale interrogativo analizzando alcuni confronti fra la stretta attualità e qualche momento fondamentale della storia moderna.…

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Per giudicare l’oggi, profondità e apparenza.

di Pasquale Vitagliano

La superficialità di cui scrive Marco Gatto nel suo ultimo saggio, L’egemonia della superficie. Per una critica del postmoderno avanzato (Castelvecchi editore), non è certo quella elogiata da Leonardo Sciascia, che superficiale non fu affatto, quando affermava che a forza di andare in profondità, non si vede più niente. Per comprendere plasticamente di che si tratta potrebbe essere utile vedere The substance, il film di Coralie Fargeat. La rigenerazione cellulare della protagonista, per rincorrere una felicità legata unicamente all’apparire, allude alla pervasività del capitalismo avanzato, che si autoassolve trasformando ciascuno di noi in carnefice di sé stesso.

LA PROFONDITÀ del saggio di Gatto è, dunque, disvelatrice. Riusciamo a comprendere l’arcano di questa alienazione per sdoppiamento. Ecco per quale motivo, a parere dell’autore, il nesso «superficie/profondità» è assai produttivo, se letto con finezza dialettica. Il dominio dell’astrazione capitalistica, fondato sullo svuotamento del concreto e sulla seduzione epidermica delle apparenze e delle forme simboliche, ha innescato un processo di esteriorizzazione che, invece di aprire (come promette di fare), chiude e stritola la realtà sociale in una bolla effimera di senso.…

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Fuoco pallido

di Ennio Ranaboldo

Vladimir Nabokov (1899-1977) è il wordsmith definitivo del Novecento, russo e americano: quasi un cliché ricordare che, nessuno come lui, è stato maestro di stile e di invenzione in prosa e in versi, in due lingue remote come il russo e l’inglese, e anche il frequente traduttore di sé stesso. Nabokov ha eretto a sistema plurilinguistico, nell’intera sua opera, il principio flaubertiano del mot juste. Ma questa sua reputazione da pianta di serra della forma, così come la passione per la precisione tassonomica dell’entomologia, ha forse un po’ offuscato la memoria del suo formidabile genio comico, la maestria nella satira e il sorriso permanente sulle labbra di chi legga, in modo attento e lento, un libro come Fuoco pallido.

«Tutta l’arte è inganno – disse Nabokov in un’intervista –, e così è la natura; tutto è inganno in quel buon imbroglio, dall’insetto che imita una foglia agli inviti seducenti della procreazione». Considerato questo convincimento nabokoviano, che è poi il suo manifesto estetico, è indispensabile mappare brevemente l’«imbroglio» di Fuoco pallido, forse la sua creazione più rutilante e inclassificabile.…

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Crisi del governo parlamentare e critica del premierato

Convegno di studi dell’Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”, con il patrocinio della Fondazione “Giorgio La Pira”, del Centro documentazione Archivio Flamigni e della Provincia di Viterbo

Critica del governo parlamentare e critica del premierato

Civita Castellana 23 novembre 2024 h.17

 

Indirizzi di saluto                                                                                                                                                                Dott.Emilio Corteselli (Presidente Associazione culturale nazionale “Giorgio La Pira”)

Relazioni

Prof.Giovanni Bianco (Università di Sassari) Parlamento, maggioranze e minoranze

Prof.Giulio Conticelli (Università di Firenze) Cultura costituzionale fiorentina sul principio di unità del nuovo ordinamento repubblicano e sulla centralità del Parlamento

Prof.Matteo Cosulich (Università di Trento)                                                                                                                             Il ruolo del Parlamento nell’età dell’ iperpresidenzialismo

Prof.Alexander Hobel (Università di Sassari) Il ruolo del Parlamento nella storia della Repubblica democratica

Prof.ssa Giovanna Montella (Università “La Sapienza” di Roma) Repubblica democratica, scrittura della Costituzione e critica del premierato

Prof.Aurelio Rizzacasa (Università di Perugia) La Costituzione italiana: problemi “de iure condendo”

Il Convegno si terrà presso la Sala delle Conferenze della Curia arcivescovile, in P.zza Matteotti, 5                                                                                                                                                          

 

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Gustavo Gutierrez: la Chiesa, i poveri, la teologia

di Severino Dianich

Gustavo? Gustavo era lui, Gustavo Gutierrez. È uso dei latimoamericani di conoscersi per nome, anche a livello internazionale, e di chiamarsi per nome. Ma Gustavo Gutierrez è, e resta, quel Gustavo, lui e non altri, che nel suo far teologia ha avuto un’intuizione di fede, che ha determinato tutta una stagione di fervidi dibattiti nella Chiesa e vi ha impresso una spinta in avanti di grande importanza.

Lo avevo incontrato la prima volta nel 1980 in un convegno organizzato dopo il Concilio dal professor Alberigo a Bologna (c’era anche Congar, portato in carrozzella da padre Legrand). Da Lione vi erano venuti, per suo invito, destinati a diventare grandi amici, anche Manuel Vassallo, morto prematuramente dopo una vita spesa nel servizio pastorale ai poveri del Surandino. e Carlos Castillo Mattasoglio, oggi arcivescovo di Lima e cardinale, a quel tempo, suoi allievi. Ci siamo incontrati altre volte, a Seveso in un Congresso dell’Associazione Teologica Italiana (nel sito dell’ATI è visibile la registrazione del suo intervento) e a Lima più di una volta, ma particolarmente caro mi è il ricordo di Gustavo, in una sera d’estate, con altri amici, a cena sotto il pergolato, fra la cucina e l’orto della canonica di Caprona.…

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In morte di Gustavo Gutierrez

di Tonio Dell’Olio

Non so dire se la vita di Gustavo Gutierrez sia stato un canto ma sicuramente è grido. In nome degli impoveriti/empobrecidos e degli esclusi. È stata rivoluzione. Perché non può essere eresia la vita di chi è schiacciato dall’ingiustizia. La teologia della liberazione, che lo celebra come padre, ha detto semplicemente che il sogno di Dio rivelatosi in Gesù di Nazareth è di riconoscere la dignità di ciascuno dei suoi figli che si riscoprono fratelli. Le parole “rassegnazione”, “sottomissione”, “schiavitù” e “oppressione” non hanno condominio nel Vangelo di Cristo e la povertà è una parola nobile da sposare mentre la miseria è una maledizione che non ammette giustificazioni. “Il grido del mio popolo è giunto fino alle mie orecchie” dice Dio. Per questo la teologia della liberazione non è un altro genitivo del pensiero su/di Dio ma piuttosto il tentativo di dare parola al sogno stesso di Dio, al suo amore per tutte le creature. Se una teologia non è della liberaz!  ione che teologia è?…

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Armi nucleari in Europa:dov’è la protesta?

Europa in armi. Dov'è finito il movimento pacifista? • Diritti Globalidi Heribert Prantl

Nei cieli d’Europa volano soltanto i falchi. Così arriveranno i nuovi missili da crociera e ipersonici nelle basi Usa in Germania senza che nessuno dica niente. Abbiamo bisogno di un movimento per la pace, di una politica di distensione e di nessuna guerra mondiale. Sarebbe la terza e ultima. 

C’è silenzio, un silenzio di tomba. Missili da crociera Tomahawk, missili SM-6 e missili ipersonici vengono dispiegati in Germania, il paese rimane in silenzio, l’Europa tace. Nessuna protesta, nessuna manifestazione. La Germania è l’unico Paese in Europa a cui questi sistemi d’arma statunitensi sono destinati. Sono puntati contro la Russia. Perché c’è tanto silenzio? Perché è estate, perché ci sono le vacanze? Perché la dichiarazione di Stati Uniti e Germania sul dispiegamento è incredibilmente concisa e asciutta? È lunga solo nove righe. Il silenzio ha forse a che fare con il fatto che sembra esserci ancora tempo? Dopotutto, il dispiegamento non inizierà prima del 2026. Oppure perché si è convinti che questi missili “porteranno solo pace”?…

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Giovanni XXIII

di Giovanni Emidio Palaia

Questo volume è stato pubblicato dalla Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Parafrasando ciò che papa Giovanni dice del suo rapporto con Dio, si può affermare lo stesso riguardo al suo legame con i santi. Il «Papa della bontà», e prima ancora il sacerdote e vescovo Angelo Giuseppe Roncalli, fin dagli anni del seminario viveva quotidianamente in compagnia di Dio e dei santi.

Come viene evidenziato nell’Introduzione da Ezio Bolis, per Giovanni XXIII la devozione ai santi non costituisce una manifestazione secondaria o immatura della fede cristiana, bensì una sua espressione genuina e robusta, radicata nella dottrina cattolica della comunione dei santi. Bolis aggiunge che, secondo Giovanni XXIII, i santi lasciano sempre un segno dove passano. Questo concetto emerge chiaramente negli scritti raccolti nel volume, dove Roncalli, sia nei suoi scritti personali sia nel corso del suo pontificato, ha cercato di cogliere i fili della Provvidenza che si manifestano attraverso i santi, nel loro cammino terreno, nei loro scritti e nella loro intercessione.…

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Una desolante divisione della sinistra in Europa

di Luciana CastellinaLa scomparsa della sinistra in Europa

Solo in Italia e Spagna c’è un largo consenso su una posizione netta sulla guerra. Fondato un nuovo partito a livello europeo, ma la rottura non si è trasferita nel gruppo europeo The Left. La novità positiva di Ines Schwendtner della Linke tedesca.

Il mio articolo questa volta non è un editoriale ma la cronaca di una conferenza promossa dalla Fondazione Rosa Luxemburg, autorevole istituzione tedesca che in questi decenni ha aiutato tutti noi a conoscere meglio la sinistra del mondo grazie alla grande rete delle sue sedi. Si è tenuta a Berlino sabato 31 agosto e ne scrivo io perché, come avrete visto sul giornale dell’indomani, il nostro corrispondente dalla Germania Sebastiano Canetta quel giorno ha scritto ben tre articoli per darci conto del contesto in cui si sarebbero tenute le catastrofiche elezioni in due Land dell’ex Germania dell’est. Non poteva dunque seguire l’evento, cui invece io ho partecipato essendo stata invitata a tenere una delle relazioni.…

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Corpo, potere, vulnerabilità. 11 settembre 1973, Cile

di Diamela Eltit

L’11 settembre 1973, cingendo d’assedio il palazzo de La Moneda dove era rifugiato il presidente Salvador Allende, il generale Pinochet rovesciò il governo democraticamente eletto. Il golpe e la dittatura hanno rappresentato per il Paese un trauma collettivo che si è protratto ben più a lungo della sua effettiva durata e con il quale gli intellettuali cileni stanno ancora facendo i conti. All’epoca dei fatti Diamela Eltit, scrittrice tra le più influenti di tutto il Sud America, aveva solo 24 anni. In Errante, erratica. Pensare il limite tra letteratura, arte, politica (a cura di Laura Scarabelli, Mimesis Edizioni), di cui proponiamo di seguito un breve estratto, Eltit ci accompagna tra gli spettri della dittatura e ricostruisce l’angoscia di quel periodo.

Voglio tornare all’11 settembre e al suo impressionante dispiegamento scenografico già primordialmente marcato da quei segni che si sarebbero poi moltiplicati per 17 lunghi anni. Quel giorno le uniformi dei soldati tappezzate da distintivi, i volti scolpiti, le armi in posizione d’attacco, furono figure decisive in grado di rappresentare l’atmosfera di una guerra che sembrava evocare la ben nota cinematografia hollywoodiana bruscamente trasferita alla neutra e circoscritta città di Santiago.…

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